esattamente, con la premessa che noi e solo noi siamo responsabili di come veniamo percepiti.Frida ha scritto:intendi che l'azzardo potrebbe funzionare bene o male in base al "manichino" che lo indossa?sylvix ha scritto: ...d'altronde, l'insieme di abito e persona vale molto più delle singole parti, quindi l'azzardo e il ridicolo sono da ricercare, caso per caso, più nell'enarmonia generale piuttosto che negli elementi originali. est modus in rebus, e l'abito fa ancora la monaca, alla grande; l'ha sempre fatto e continuerà a farla negli anni a venire.
oltre all'aspetto meramente chimico, imprescindibile, che assieme alla macrofisiognomica (statura, stazza, capelli, occhi) completa una parte del puzzle, esistono tutta una serie di aspetti comportamentali, più o meno forzatamente consapevoli, indotti da ciò che si indossa; non ultimo, sembra assurdo, l'odore dei capi, o quello che crediamo di percepire.
per dirla breve, il sentirsi-a-proprio-agio-o-meno rafforza il sentirsi-a-proprio-agio-o-meno e può amplificare l'euforia o la disperazione alle stelle.
posso fare un esempio estremo nell'apparente banalità, ma che può fornire una visione precisa e spietata di quanto ho appena asserito.
qualche giorno fa, in un cassetto, ho recuperato un maglioncino a v ralph lauren, ne ho a decine e quello sarà stato in quiescenza da almeno 10 anni.
essendo sostanzialmente nuovo, l'ho stirato senza troppa attenzione e indossato, poi sono uscito.
poco dopo, fra i pensieri si è insinuata la targhetta dietro il collo (a cui non avevo fatto caso o così credevo), dove, assieme al logo, c'è ricamato verticalmente anche 'made in indonesia' quando invece non dovrebbe essere così, almeno per quel tipo di capo.
l'idea del falso, il dubbio (il disagio) mi ha rovinato la giornata, visibilmente, tangibilmente intrattabile con chiunque.