QUEL BIMBO IMPACCIATO

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Monica Poli
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QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da Monica Poli »

Mi sto imbarcando in un’impresa alquanto difficile, che è quella di tradurre in parole alcuni miei pensieri e sentimenti che già nella mia mente appaiono labili e sfumati.
Spero quindi mi verranno perdonate le contorsioni sintattiche cui sarà costretto, con l’auspicio che invece di chiarire non aumentino ancor più la confusione.

L’argomento riguarda la mia personale visione delle donne e del mondo femminile che mi porto appresso sin dall’infanzia.
Il motivo per cui torno su questa tematica nasce dalla convinzione che la mia attrazione verso l’abbigliamento femminile, verso i cosmetici, gli accessori e tutto ciò che riguarda la femminilità, non sia che la parte esteriore di qualcosa di più complesso che l’ha originata.
Un po’ come i funghi, che sono solo i frutti di una invisibile ed estesa ramificazione sotterranea senza la quale i funghi stessi non esisterebbero.
Allora, per scoprire la natura di questo personale micelio, ho provato a scavare nei miei sentimenti e nelle mie percezioni, cercando di scoprire cosa si celi al di là della banale attrazione verso tutto ciò che è femminile.

Se torno indietro nel tempo, vedo un bimbo insicuro e un po' impacciato che cerca disperatamente di trovare una propria strada in un contesto sociale tutt’altro che favorevole. Parliamo dei primi anni Sessanta in un ambiente paesano, contadino e operaio, in cui l’arretratezza e la povertà erano la causa primaria di una diffusa ignoranza che per me era semplice normalità, non disponendo di elementi di confronto.
Quel che percepivo però con chiarezza era la netta distinzione tra uomini e donne. I comportamenti maschili erano perlopiù triviali, basici, maleducati, irrispettosi e in molti casi violenti. Nelle donne vedevo invece dolcezza, grazia, gentilezza e raffinatezza, qualità di gran lunga preferibili ai miei occhi.
Beninteso, queste erano le qualità che stavano nel mio immaginario di donna ma che solo occasionalmente combaciavano con la realtà. Le megere, squallide e triviali, erano purtroppo ovunque, e a loro devo ferite psicologiche e traumi che non si sono mai del tutto cancellati dalla mia mente.
Ma, appunto, per me “la donna” non era quella roba lì. Io la donna la idealizzavo e ne avevo in mente un’immagine ben precisa, al punto che la cercavo in qualunque luogo mi recassi, che fosse un incontro, un evento, una riunione, un gruppo… Cercavo sempre la ragazza o la donna per me più attraente, affascinante, femminile. Colei che potesse sovrapporsi il più possibile al mio ideale. Quasi sempre c’era.

Quel preciso contesto sociale, basato sul maschilismo più becero, imponeva ai bambini di dimostrare di essere uomini, il che significava tra l’altro non piangere mai.
Percepisco ancora adesso l’infinito dolore che provavo nel soffocare il mio pianto con sforzi sovrumani dopo aver subito offese psicologiche e anche violenze corporali, ultime quelle della mia maestra delle elementari. Ma era il prezzo salatissimo da dover pagare per dimostrare di essere uomini veri, e questo io lo vivevo soldatescamente come un dovere e anche un orgoglio.
Tuttavia, pur nell’assoluta consapevolezza di essere un maschio, l’immagine maschile che mi veniva rimandata da ciò che mi stava attorno non corrispondeva ai miei sentimenti. Come dicevo, io mi sentivo attratto dalla bellezza, dalla grazia, dalla delicatezza, dalla gentilezza, dalla raffinatezza, qualità che casualmente erano riscontrabili nelle donne (almeno, ripeto, nel mio immaginario) piuttosto che negli uomini.
Inoltre, le femmine (inteso come bimbe, e poi ragazzine, e poi ragazze, e poi giovani donne, e poi donne) avevano in dotazione cose che io, da maschietto, neppure mi sognavo: potevano essere liberamente frivole, potevano sfogare i propri sentimenti senza vergognarsene e avevano accesso alla seduzione.
Una meraviglia.
Tutto ciò poneva ai miei occhi la donna ad un livello superiore al mio, in quanto depositaria di tutte quelle facoltà interdette al misero mondo maschile del quale facevo e faccio parte.
C’era quindi una parte di me che spontaneamente agiva e si comportava come tutti i maschietti miei coetanei dell’epoca, e un’altra parte che, attratta da queste meravigliose virtù, cercava di avvicinarsi al mondo femminile in cui meglio si manifestavano, sia per goderne i benefici psicologici, sia perché l’euforia e l’eccitazione di fare una cosa “proibita” rendeva il tutto ancor più irresistibile.
Questa mia parte non era affatto un mio “lato femminile”, ma molto più semplicemente la mia parte maschile più idealista, sognatrice e sensibile nella quale come uomo mi trovavo decisamente più a mio agio, senza alcuna necessità di attribuire a queste qualità né un genere né un sesso.

Non avevo dunque il desiderio di essere una donna, ma avvertivo comunque la necessità di accedere alla femminilità che mi era così estranea, per provare in incognito quelle esperienze, per sperimentare in prima persona cosa si prova. E per farlo dovevo separare la mia immagine ufficiale e pubblica da quella interiore, più intima e più affine al mio carattere e alle mie sensibilità. Ovviamente non è stata una strategia da me scientificamente escogitata e pianificata, ma piuttosto un processo spontaneo e naturale, com’è naturale per chiunque scivolare senza accorgersene verso ciò che appare più stimolante, attraente e bello.

Così, quando mi travesto, quando mi trucco, quando mi trasformo, faccio un po’ come quegli attori che si identificano nel personaggio che devono interpretare, e che arrivano a identificarvisi per esprimere al meglio le proprie doti recitative.
Allo stesso modo quando io entro in Monica, la trasformazione non si ferma all’esteriorità ma si insinua nel profondo, facendomi vivere quegli istanti come fossi liberato dalle invisibili catene che mi tengono ancorato al suolo, per iniziare a volare. È lo “stato di grazia”, la “libido mentale” di cui sovente si parla. Quella piacevole sensazione che è un misto di euforia, serenità, pace interiore ed eccitazione che nasce dall’illusione di essersi temporaneamente elevati a “donna” e di apparire e comportarsi come tale. L’idea di essere quasi onnipotenti in quei panni, l’idea di vedere il mondo da una prospettiva completamente diversa, di interagire con le persone in modo totalmente differente, di rapportarsi agli altri con gestualità inedite, con atteggiamenti sorprendentemente insoliti. L’idea di apprezzare le cortesie maschili e le complicità femminili. L’idea di avere il potere di sedurre.

Ecco, tutto ciò nasce (forse) da quel bimbo impacciato, insicuro, con il complesso di inferiorità nei confronti delle ragazze e delle donne, che apparivano ai suoi occhi come irraggiungibili dee.

Con la speranza di non aver annoiato.
Claudio
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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da Roby »

Che dire Monica? Ci hai aperto le porte della tua storia più intima... difficile commentare, sembrerebbe di entrare con scarponi infangati nella camera da letto altrui.
Per ora ti dico solo grazie di aver condizionato tutto ciò!
Ho apprezzato moltissimo
Baci
Roberta
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Medleine

Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da Medleine »

Wow, grazie.
Sai che hai reso un po' più chiaro il motivo per cui io ho iniziato ad indossare i primi capi da donna.
Ho sempre pensato che il mio trasformarmi non fosse banalmente per il sentirsi una donna, ma, invece, per riuscire almeno grottescamente ad assomigliare ad un qualcosa (le femmine/mondo femminile) che mi piaceva così tanto, ma così tanto da non riuscire nemmeno ad approcciarmi a loro per conquistarle, per possederle.
O forse è anche che, rispetto alla maggior parte degli uomini, a me non è che piace solo la donna in sè, ma io sono innamorata proprio di tutto il mondo femminile, dei loro vestiti, dei loro capelli, dei loro profumi, delle loro unghie lunghe e smatate, etc..
È la stessa differenza tra chi ama gli animali e va a vederli allo zoo, e chi li ama andandoli a cercare e vederli, se va bene, nei boschi, o nei loro luoghi, vivendo per qualche ora come loro, sentendo gli odori della natura, immergendosi in una situazione a tratti "pericolosa" ed elettrizzante, ma anche di assoluta serenità e pace.
Almeno così è per me.
Lo so che siamo tutti diversissimi, ma mi ci sono ritrovata tanto in molte parti della tua storia.
E si, anche a me viene solo da dirti un grosso grazie, per come ti sei aperta ma anche per come hai aperto me 😊

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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da AnimaSalva »

Dici di aver idealizzato le donne come piene di grazia come la Madonna : Chessygrin : ... no, a parte gli scherzi, dici che le vedevi creature graziose, gentili etc, piene di tutte quelle belle qualità che non vedevi negli uomini, che dalla tua descrizione escono a pezzi (e non fatico a crederci, perché immagino che 60 anni fa in un paesino non ci fossero certo dei Lord...), però aggiungi anche di aver incontrato tante megere (e anche qui, per gli stessi motivi, non fatico a crederci).
Mi chiedo, quindi: perché, da bambino che aveva a che fare sia con donne che con uomini ignoranti, grezzi etc, hai attribuito alla donna quelle caratteristiche così totalmente positive?
C'è una donna (o più donne) in particolare che ti hanno portato a idealizzare la donna come "perfetta" (lo virgoletto perché si capisca che non è un mio pensiero, che la donna sia perfetta)?
Scusa se cerco di farmi troppo i fatti tuoi. : Chessygrin :

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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da gisella.31 »

Condivido molto di quanto scritto da Claudio, pur essendo cresciuto da un contesto diverso.
Potrei anche non aver capito quanto ha scritto, perché mi chiedo se realmente la molla stia nella ricerca di grazia, raffinatezza e gentilezza per sfuggire all'ignoranza, maleducazione e violenza.
Già prima che pensieri libidinosi si formalizzassero (direi poco dopo l'asilo) ho provato attrazione per indumenti/calzature/etc indossati dalle bambine che mi attraevano. Quasi che ci fosse una sorta di inerzia seduttiva trasmessa a tutto ciò che le rendeva femminili, prima che capissi niente di tutto quello che ci sta sotto. Penso dunque la molla stia in qualcosa ben piú ancestrale del desiderio di elevarsi ad esseri gentili e graziosi. Stregati dall'attrazione che seduce ..al punto di voler riprodurre almeno qualcosa che gli somigli? Mah
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Monica Poli
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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da Monica Poli »

AnimaSalva ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 23:46 (...) dici che vedevi le donne creature graziose, gentili etc, piene di tutte quelle belle qualità che non vedevi negli uomini, che dalla tua descrizione escono a pezzi (e non fatico a crederci, perché immagino che 60 anni fa in un paesino non ci fossero certo dei Lord...), però aggiungi anche di aver incontrato tante megere (e anche qui, per gli stessi motivi, non fatico a crederci).
Mi chiedo, quindi: perché, da bambino che aveva a che fare sia con donne che con uomini ignoranti, grezzi etc, hai attribuito alla donna quelle caratteristiche così totalmente positive?
C'è una donna (o più donne) in particolare che ti hanno portato a idealizzare la donna come "perfetta" (lo virgoletto perché si capisca che non è un mio pensiero, che la donna sia perfetta)?
Mi fanno piacere le tue domande, Claudia, perché oltre ad essere pertinenti mi aiutano anche a scavare ulteriormente nel mio passato.

Risposta alla prima domanda:
Non lo so. Posso per certo affermare che "la donna" intesa come "creatura" è sempre stata per me sinonimo di bellezza, non solo in senso fisico, ma anche spirituale, metafisico, platonico, trascendentale. La ragione non la conosco, o forse non c'è. Del resto, nella mitologia greca, c'è una dea della bellezza, ma non un dio della bellezza. La bellezza è femminile, quindi forse semplicemente enfatizzavo in modo estremo quel che è universalmente riconosciuto.

Risposta alla seconda domanda:
No, non c'è. Però in verità io non ho mai parlato di perfezione. La donna che io idealizzavo non era perfetta. Era... semplicemente femminile, nel senso più alto e nobile del termine. Tutte quelle che ho amato, corrisposto o meno, erano fisicamente diversissime tra di loro, ma erano tutte accomunate dalla femminilità che a mio parere esprimevano, reale o presunta che fosse. E questo, specialmente da adolescente, mi faceva sentire inferiore a loro, E anche qui, non so perché.
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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da maxima »

Come sempre le parole di monica centrano perfettamente anche i miei pensieri. Pur non sentendomi impacciato - da bambino - nutrivo anche io la stessa ammirazione per quegli aspetti femminili che non erano evidentemente concessi a noi maschietti. Anch'io, probabilmente per gli stessi motivi di Monica, provo quelle sensazioni quando riesco a immedesimarmi in una donna.
grazie Claudio, per questa tua confessione che aiuta a far luce anche dentro di noi.
maxima

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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da Dedesignora »

Dopo aver letto, con emozione, questi tuoi ricordi e riflessioni, mi verrebbe voglia di condividere i tuoi pensieri e ricordare i miei, ragionare sulle differenze e i lati in comune, porsi domande ed accennare a risposte che mi sembra di avere. Forse tutto questo tra qualche giorno, mese o chissà quando. Devo riuscire a tirare di nuovo fuori vecchie emozioni togliendomi la paura delle persone che non capiscono e ti feriscono con giudizi lontani dal tuo animo. Mi fermo qui e dico solo GRAZIE per quello che mi hai fatto leggere e sopra tutto meditare, scusami se non riesco ad esternare.
Dedè

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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da AnimaSalva »

Monica Poli ha scritto: martedì 5 gennaio 2021, 1:09

Mi fanno piacere le tue domande, Claudia, perché oltre ad essere pertinenti mi aiutano anche a scavare ulteriormente nel mio passato.

Risposta alla prima domanda:
Non lo so. Posso per certo affermare che "la donna" intesa come "creatura" è sempre stata per me sinonimo di bellezza, non solo in senso fisico, ma anche spirituale, metafisico, platonico, trascendentale. La ragione non la conosco, o forse non c'è. Del resto, nella mitologia greca, c'è una dea della bellezza, ma non un dio della bellezza. La bellezza è femminile, quindi forse semplicemente enfatizzavo in modo estremo quel che è universalmente riconosciuto.

Risposta alla seconda domanda:
No, non c'è. Però in verità io non ho mai parlato di perfezione. La donna che io idealizzavo non era perfetta. Era... semplicemente femminile, nel senso più alto e nobile del termine. Tutte quelle che ho amato, corrisposto o meno, erano fisicamente diversissime tra di loro, ma erano tutte accomunate dalla femminilità che a mio parere esprimevano, reale o presunta che fosse. E questo, specialmente da adolescente, mi faceva sentire inferiore a loro, E anche qui, non so perché.
Sì, per "perfetta" intendevo comunque senza quei difetti che ti disgustavano negli uomini e anche nelle donne "negative" che hai incontrato.
Comunque hai ragione, la bellezza è femminile (nell'immaginario, nella mitologia, in tutto il resto). Nelle favole, le donne sono belle e gli uomini coraggiosi. E le donne a volte sono anche un po' pirla, ma va beh. : Chessygrin : : Chessygrin : : Chessygrin :

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Re: QUEL BIMBO IMPACCIATO

Messaggio da AnnaSettantatre »

E' il dilemma già proposto a suo tempo da Fromm: avere o essere?.

Certo, è portato all'estremo.

E' un discorso che a mio avviso può avere anche una qualche implicazione misogina, o comunque assai poco politicamente corretta.

In buona sostanza, a un certo punto ci siamo resi conto di esserci innamorati dell'idea di donna, idea in senso platonico di ideale, e ci siamo altresì resi conto che questo ideale nella vita di ogni giorno non esiste perché le donne sono esseri umani né più né meno che come noi.

Che fare?

Non potendo avere, si prova ad essere.

In pratica proviamo coi nostri mezzi a volte scarsi a volte meno a bricolare per conto nostro quello che nel mondo ci siamo convinti che non esiste, e voilà ecco la donna ideale.

Ideale perché almeno ai nostri occhi è sexy, bella, non rompe le scatole, quando non ci serve la mettiamo via, non dice mai di no, ha tutti i pregi e nessun difetto.

Beh oddio, un difetto ce l'ha: non è una donna.

Ve l'avevo detto che non sarebbe stata una cosa politicamente corretta, direi anzi molto maschilista.

Nella vita tendiamo a scegliere donne con profili rassicuranti, belle o brutte che siano non importa tanto quello che dovesse mancare -o che venisse a mancare con l'età- in termini di femminilità e glamour sappiamo già che ce lo metteremo noi, e poi le altre, quelle sicure di sé, fiere e indipendenti un pochino ci fanno paura o, semmai, sono in grado di fiutare che c'e' qualcosa che non va in noi e quindi raramente la relazione diventa stabile.

Quanto a noi negli anni mettiamo in scena il nostro ideale di donna, e siccome ognuno ha il proprio ideale ecco quella tanto carina e bon ton, quella un po' più disinibita, quella che le uniche foto che mette in giro sono del lato B. Rigorosamente scoperto o al più velato, ovvio.

Poiché lo spettacolo è nostro ed il regista, il produttore, lo sceneggiatore siamo noi ognuno si sceglie il palcoscenico che preferisce, quello che più gli aggrada. Chi solo nella penombra della cantina, chi in un affollato centro commerciale, chi metà e metà.

A volte capita, come capita agli attori professionisti, di calarsi così tanto nella parte da credere di essere diventati il personaggio, e quindi alcuni si proclameranno a vario titolo donne, a torto o a ragione non si sa ma a sicuro rischio di complicarsi parecchio la vita.

Questo non ha nulla a che vedere con le persone disforiche, che hanno comportamenti in parte sovrapponibili ma fondamentalmente diversi da quelli di cui sto parlando.

E' un gioco, punto.

Non privo di rischi, ma spesso prodigo di soddisfazioni.

Un gioco un po' triste, aggiungerei, perché fondamentalmente solitario e incentrato su sé stessi.

La donna ideale non esiste, proprio in quanto ideale.

Per questo ce la fabbrichiamo e ce ne innamoriamo, in un delirio narcisistico che se non fosse innocuo avrebbe del patologico.

Ma tant'è, volendo fare esercizio di benaltrismo al mondo c'è assai di peggio, e quindi ben venga.

In fondo siamo dei creativi, siamo diventati l'oggetto del nostro stesso desiderio.

A volte con risultati non proprio disprezzabili.

Femminili, belle, sexy, dolci, affettuose, eleganti, affascinanti, raffinate.

Tutto, tranne che donne.
Enjoy life, every second, every minute, every day, the in between moments, rain, wind and sunshine, everything will be ok.

"La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia." (E. Flaiano)

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