Il sogno

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Eva
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Re: Il sogno

Messaggio da Eva »

Well done Davide, ti cito (con modifica geolocalizzata) “che anche i romagnoli sappiano!”...
Poi non so se è l’aria (ormai pura senza piu le fabbriche) di Torino che induce in tentazione, fatto sta che ieri mio fratello si è visto tutto il museo dell’auto con polo unisex, jeans skinny elasticizzati e aderenti e le mie “black suede shoes”: tronchetti scamosciati tacco 9...

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Re: Il sogno

Messaggio da virgolette »

veronica ha scritto:Unico ed inimitabile!!!



P.S. "Ora con calma preparo il borsone, prendo l'asciugamano da spiaggia, tre costumi da bagno (slip da uomo), alcune minigonne, collant Philippe Matigno, Elledue, SiSi, Cabifi e WOLFORD, sandali e scarpe con tacco, magliette, schiuma da barba, rasoio, spugna, smalti e levasmalto, limetta.
Philippe Matigno? Marca taroccata della più nobile Matignon? : Lol : : Lol : : Lol :

Pensa che ho riletto tutto almeno dieci volte in cerca di refusi, che ho trovato e corretto, ma questo mi era sfuggito.
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Re: Il sogno

Messaggio da virgolette »

Eva ha scritto:Well done Davide, ti cito (con modifica geolocalizzata) “che anche i romagnoli sappiano!”...
Poi non so se è l’aria (ormai pura senza piu le fabbriche) di Torino che induce in tentazione, fatto sta che ieri mio fratello si è visto tutto il museo dell’auto con polo unisex, jeans skinny elasticizzati e aderenti e le mie “black suede shoes”: tronchetti scamosciati tacco 9...

He he he, sto facendo proseliti.
Certo che potevi anche chiamarmi, magari riuscivo a venire a salutarti.
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Re: Il sogno

Messaggio da maxima »

Eva ha scritto:Well done Davide, ti cito (con modifica geolocalizzata) “che anche i romagnoli sappiano!”...
Poi non so se è l’aria (ormai pura senza piu le fabbriche) di Torino che induce in tentazione, fatto sta che ieri mio fratello si è visto tutto il museo dell’auto con polo unisex, jeans skinny elasticizzati e aderenti e le mie “black suede shoes”: tronchetti scamosciati tacco 9...
...secondo me è l’aria!
bellissimo il seguito del tuo racconto: riesci sempre a trasmettere con la giusta delicatezza ed il giusto colore quelle inspiegabili sensazioni che proviamo quando usciamo!
maxima
p.s, un paio di anni fa scrissi di aver acquistato le mie prime philippe martignon: forse erano taroccate anche le mie!!! :-)

Frida

Re: Il sogno

Messaggio da Frida »

Gradevole e ispirato resoconto, ricco di suggerimenti pratici. Trovo che mettere nella sequenza giusta le cose da fare prima di uscire possa trasmettere molta serenità. Sono certa che il lungomare brillava ancor di più mentre passeggiavi : Love :

PS. Ho comprato le Matigno su suggerimento di Maxima e devo dire che mi sono piaciute molto. Proverò anche le Wolford con i fantasmini per qualche occasione speciale, appena inizierà a rinfrescare.

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Re: Il sogno

Messaggio da virgolette »

INTERMEZZO


Ringraziando tutti quelli che hanno avuto la determinazione di leggere i miei racconti, pubblico alcune immagini scattate ieri sera dalla mia fidanzata dove replico fedelmente le due combinazioni di abbigliamento che ho utilizzato nelle due uscite che ho descritto .
La prima per andare a comprare le Wolford, la seconda per godermele. Ecco la combinazione del 10 luglio:

4731 4732 4733


Questa è invece la combinazione del 28 luglio, con la bellissima borsetta delle calze Wolford:

4734 4735 4736 4737 4738


So perfettamente che questa è l'area racconti, non l'area foto, ma non mi sembrava il caso di aprire altre discussioni per mostrare qualcosa che è attinente a questa.

A presto per la terza ed ultima parte.

Quelle come Marina65 che non hanno voglia di leggere le discussioni lunghe si perderanno anche questa. : Chessygrin :
Ultima modifica di virgolette il giovedì 31 marzo 2022, 19:04, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il sogno

Messaggio da Julie »

A discussione lunga, risposta breve: stai benissimo, come sempre. La pace con te stesso che hai trovato ti si legge nella tranquillità dello sguardo e nella naturalezza delle pose.

Inviato dal mio ASUS_Z00A utilizzando Tapatalk
--
Julie : Love :

Eva

Re: Il sogno

Messaggio da Eva »

virgolette ha scritto:
Eva ha scritto:Well done Davide, ti cito (con modifica geolocalizzata) “che anche i romagnoli sappiano!”...
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He he he, sto facendo proseliti.
Certo che potevi anche chiamarmi, magari riuscivo a venire a salutarti.

È stata una Toccata e Fuga in Taurinorum maggiore... : Wink :

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Il sogno

Messaggio da virgolette »

Terza (ed ultima?) parte
L'ultima parte del mio sogno era di passeggiare in minigonna e tacchi in pieno giorno in via Garibaldi, uno dei salotti di Torino.
Così stamattina 8 agosto 2018 ho deciso che era giunto il momento e dopo un'accurata depilazione, con gillette tripla lama nuova di zecca infilo la mia t-shirt bianchissima, i collant Philippe Matignon senza punta, la minigonna rossa a pieghe alte ( ne ho una uguale ma a pieghe sottili) ed i sandali rossi.
Niente cavigliera, perché si sovrappone ai listini dei sandali.
Unghie delle mani e dei piedi smaltate e lucenti, in vita, come finitura, una cintura Denny Rose in vero cuoio ed elastico nera.
Sono pronto, andiamo in scena.
L'altezza dei tacchi è fuori dal comune, camminarci è impegnativo, devo fare attenzione a non esagerare, potrei cadere o stancarmi troppo presto.
In macchina non fa ancora caldo, ma accendo ugualmente il climatizzatore, per non rischiare di bagnare la maglietta col sudore; guidare coi tacchi ormai è uno scherzo e in meno di venti minuti sono a desinazione . Ma ecco il primo imprevisto: nel posto dove parcheggio di solito non riesco a trovare un buco e devo cambiare zona. Non ci voleva! La ZTL è ancora attiva e non posso avvicinarmi, così dovrò fare più strada a piedi e l'autonomia si riduce.
Chi ha provato a camminare coi tacchi da 11 su selciato sconnesso sa bene quanto costano cento metri in fatto di fatica e dolore, quindi si preannuncia un'uscita più breve del previsto.
Trovo parcheggio e pago il ticket, mi sistemo la gonna e mi avvio, con passo lentissimo ed i sensi a defcon 1, pronto a qualsiasi eventualità.
La mia lentezza è paradossale, ma è il solo modo per risparmiare i muscoli dei polpacci e per calcolare attentamente la traiettoria tra una fessura e l'altra, evitando di prendere una clamorosa, dolorosa e pericolosa storta.
Quest'andatura però mi permette di godermi la mia uscita, guardandomi intorno, scrutando le reazioni degli altri, osservando con la coda dell'occhio la spettacolare vista della minigonna rossa, le lunghissime gambe ed i sandali rossi ed alti che con passo felino (almeno questo è quello che il mio cervello malato percepisce) avanzano sul marciapiede che sembra essere stato lavato mezz'ora fa apposta per rendere più agevole il mio passaggio.
Lo sguardo è in basso, per controllare il fondo sconnesso, ma la schiena è dritta ed i passi sono brevi ma decisi, flemmatici ed eleganti, nell'intenzione di suscitare ammirazione.
Passo davanti ad una vetrina che mi restituisce il mio riflesso per intero e non posso fare a meno di essere soddisfatto, mi piaccio. Se quella riflessa fosse una donna, senza alcun dubbio la seguirei.

Come previsto l'equilibrio si fa incerto, i polpacci sono stanchi, le caviglie iniziano a cedere ed i piedi a dolere, occorrre una fermata strategica per riposare, ma il brutto è che ancora non sono arrivato in via Garibaldi !.
Percorro il portico di piazza Statuto fino a raggiungere l'inizio di via Garibaldi, dove so esserci un bar che tiene i tavoli e le sedie in strada ed infatti scorgo la meta ad una cinquantina di metri, ce la posso fare. Sforzandomi di mantenere un'andatura dignitosa guadagno la mia sedia all'ombra di un grande ombrellone e mi accomodo per riposare qualche minuto, prenderò un aperitivo, visto che sono quasi le undici.

Il cameriere non tarda ad arrivare e chiedo un aperitivo analcolico con ghiaccio e fetta d'arancia.
In un paio di minuti sono servito e mi godo la mia pausa.
Da seduto osservo il tranquillo brulicare di persone che vanno e vengono dal vicino mercato di corso Valdocco e dalla parte più centrale di via Garibaldi.
La tentazione è forte ma so che non ce la farei e rischierei di dover fare la strada di ritorno a quattro zampe, spettacolo che non mi attira per niente. Quindi decido di terminare quì la mia uscita, anche se lo ritengo un fallimento, dovuto soprattutto al pochissimo allenamento, alla totale disabitudine ai tacchi, contrariamente a quanto molti di voi pensano.
Così mi alzo, sistemo la gonna e vado alla cassa a pagare il mio aperitivo e con calma ancora più paradossale m'incammino verso la macchina.
Sembra che la pausa sia servita, i primi metri sono incoraggianti, ma per raggiungere il parcheggio ne devo percorrere circa 300 che aggiunti alla difficoltà del selciato sconnesso ed ai 300 dell'andata sono decisamente tanti, confrontati con i soliti pochi metri percorsi dalla macchina al tavolo della pizzeria.....
Ma con quest'andatura sono certo di poter concludere l'uscita con successo e proseguo la mia sfilata sotto i portici. Stavolta non sento risate o urletti, vedo solo qualche espressione un po' sorpresa, sarà perché sono a Torino e non a Cirié. Sembra incredibile quanto ancora oggi sia diverso vivere in città piuttosto che in provincia.
Mentre cerco di mantenere la mia andatura elegante vedo una signora molto anziana e malferma che avanza lentamente col bastone in direzione opposta alla mia e quando stiamo per incrociarci sorridendomi mi dice " che belle gambe che ha"
Non mi aspettavo un complimento diretto e rispondo con un "grazie signora" senza fermarmi ma offrendole un sorriso e guardandola negli occhi. E' una cosa semplicissima, ma da sola vale tutta la fatica che sto facendo e l'ansia che inevitabilmente mi accompagna. Ora posso andare a casa, sono soddisfatto del risultato e piano piano, un passo dopo l'altro, ognuno accuratamente studiato e sofferto, raggiungo l'auto e rientro alla base.

In pochi minuti sono a casa, sfilo i sandali con la massima attenzione per non smagliare i delicatissimi collant 10 den e mi siedo di fronte al ventilatore.
Sono contento dell'uscita, ma non sono soddisfatto e soprattuto non voglio togliere questa meravigliosa minigonna ed i collant che mi fanno stare così bene; Guardo l'orologio e vedo che sono quasi le undici e mezza e siccome non ce la farei mai ad andare a far spesa in queste condizioni, scelgo un'alternativa praticabile: pranzerò al bar Dora, situato presso il supermercato "Il Gigante" di via Cigna.
Per far passare un po' di tempo e riposare piedi e polpacci infilo grembiule e guanti di gomma e provvedo a lavare i piatti che giacciono in attesa da ieri. Anche questo è uno di quei sottili piaceri che però non comporta emozioni particolari.

In pochi minuti le stoviglie sono nette e ben disposte sul colatoio ed io posso togliere grembiule e guanti e prepararmi per la nuova uscita.
Basta infilare i sandali, prendere il borsello, aprire la porta e via, di nuovo in ballo.
Il Gigante dista meno di trecento metri da casa mia, ma vista la dura prova di stamattina non posso permettermi altre maratone e quindi prendo la mia Citroen C3 e mi dirigo al fresco e quasi deserto parcheggio sotterraneo, dove la parcheggio in un punto defilato, al sicuro da urti ed altri danni.
Con la solita flemma mi dirigo ai tapis-roulant che portano in superficie e mi tengo pronto a sfoggiare il miglior sorriso e la miglior camminata della mia vita: quì mi conoscono, ne va della mia reputazione.
Già, questo è il supermercato dove ogni settimana mi reco assieme alla mia compagna per fare la spesa e tutte le commesse, i commessi e le cassiere mi conoscono perfettamente per cui non devo sgarrare.
In realtà sono già venuto a far spesa in minigonna altre volte, ma mai alle 11 di mattina e mai con minigonna e tacchi ROSSI. Oggi sono più visibile di un semaforo.
Entro con la massima disinvoltura e percorro l'atrio dirigendomi al bar con passo vellutato ed espressione serena, incrociando qualche sguardo perplesso e salutando le cassiere che conosco.
Tutto fila liscio ed in pochi secondi raggiungo la méta.
Il Dora caffé è un ritrovo annesso al supermercato Il Gigante di via Cigna, ci andiamo tutti i sabato e domenica mattina io e la mia compagna a prendere il cappuccino e ci conoscono per nome.
A dire il vero ci coccolano perfino ed abbiamo un rapporto molto amichevole con lo staff e ci piace andarci perché sembra di stare a casa tra amici.
Entrando vedo Danilo alla cassa, Franca intenta a preparare i panini ed una terza persona indaffarata a servire i tavoli. L'avevo già vista un'altra volta ma non conosco il suo nome, però dall'aspetto direi che sia la sorella più giovane di Franca.
Mi avvicino per salutare e per fare l'ordine e mentre Franca mi saluta senza fare commenti, la sua ipotetica sorella mi sorride e mi dice " che belle scarpe", io ringrazio e lei sottolinea " mi piacciono molto".
Chiedo una piadina, un panino con bresaola e mozzarella ed una birra (Menabrea) alla spina e vado ad occupare un tavolino.
Mi piace pranzare qui, l'atmosfera è intima ed accogliente e sembra di stare ovunque tranne in un supermercato.
La piadina ed il panino sono squisiti almeno quanto la birra ed il mio pranzo è quanto di più gradevole potessi desiderare, in questi panni ed in questo luogo.
A servirmi al tavolo è una giovane cameriera, che lavora quì da almeno due anni e che mi fa soffrire tantissimo. A parte il suo viso molto dolce e delicato, il fisico snello e la statura medio-alta, quello che più mi fa soffrire è il suo lato posteriore.
Indossa SEMPRE leggins neri o grigi dai quali traspare un discreto perizoma, che incornicia una coppia di glutei da premio oscar che farebbero ululare anche un non vedente.
Puntualmente si sofferma a pulire il tavolo adiacente il mio, assumendo una posizione incurvata con un angolo di 150 gradi che mi rende insopportabile resistere al desiderio di addentare quel ben di Dio.
Mi sorprendo a pensare cosa succederebbe se lei per una volta decidesse di indossare una minigonna come quella che ho indosso io ora.

Le coronarie stanno per esplodermi, meglio pensare alla piadina.
La birra è quasi al termine e la signorina mi chiede se desidero altro.....
saprei cosa rispondere, ma la mia bocca emette "un caffé, grazie".

Mentre terminavo il mio pasto sono sopraggiunti altri clienti e chiedono dove possono accomodarsi e facendo un rapido conto, decido che posso liberare il mio tavolo (da quattro posti) per lasciare spazio a loro. Franca intanto stava venendo a chiedermi se avevo finito ma io l'ho preceduta.
Pago il conto e saluto e mi dirigo all'uscita, con i piedi un po' riposati e la mia odiosa espressione serena e placida, come se tutti i giorni ad ogni angolo di strada ci fossero uomini con minigonna rossa e tacchi da 11.
Grazie alla pausa la mia andatura è più regolare e stabile e lo spazio che mi separa dall'uscita diventa nuovamente una passerella.
Non mi curo degli sguardi e dei commenti di cassiere e di clienti che fanno la spesa, sono felice, mi sento bellissimo e sexy e la sola cosa che mi preoccupa è tenere la testa alta, le spalle indietro e le gambe dritte e tutto il resto è come una nuvola che mi avvolge.
Alla reception vedo il volto di una cassiera che conosco bene: il suo primo giorno di lavoro io e la mia compagna siamo passati da lei ed abbiamo scambiato qualche battuta e da allora siamo entrati un po' in confidenza e mi accorgo che mi sta puntando.
Tengo gli occhi su di lei ed appena arrivo a distanza utile sorridendo mi dice " certo che non bastava la sua altezza, ci volevano anche i tacchi".
Cosa potevo desiderare di più ?
Mi avvicino per spiegarle che con un piede n° 45 se non uso dei tacchi alti, l'effetto estetico è poco gradevole, ma mentre la raggiungo lei aggiunge " ma come cammina bene", "cammina davvero bene"
Io la ringrazio e, sottovoce, preciso che "mi sto impegnando".
Approfittando della complicità che si è creata m'intrattengo con lei qualche minuto e scopro che ha partecipato al pride di quest'anno per dare sostegno a due giovani di sua conoscenza che hanno di recente fatto coming-out anche grazie al suo supporto e che anche lei era prevenuta verso questa manifestazione che riteneva eccessiva e carnevalesca ma che invece dice di aver scoperto essere molto più inclusiva e profonda del previsto.
Credo che, come già avevo messo in preventivo, l'anno prossimo parteciperò anch'io, ma ora credo che le chiederò di accompagnarmi.
Dopo qualche minuto mi congedo e torno a dirigermi verso l'uscita, finalmente appagato e felice di questa giornata, molto diversa da come l'avevo pensata ma molto migliore.
Scendo al piano interrato dove la mia Citroen C3 mi attende, salgo con la mia migliore sforbiciata e dopo pochi minuti sono a casa, felice di essere un crossdresser e felice di essere uscito in minigonna, dispiaciuto solo di non poterlo fare ogni giorno.
A tutti quelli che si vergognano e che si arrovellano in mille dubbi io dico solo questo: ogni giorno in cui decidete di rinunciare, di non uscire, di restare nascosti al mondo è un giorno sprecato, perduto, che non tornerà mai più.
Pensateci.

Davide
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Re: Il sogno

Messaggio da LellaB »

virgolette ha scritto:A tutti quelli che si vergognano e che si arrovellano in mille dubbi io dico solo questo: ogni giorno in cui decidete di rinunciare, di non uscire, di restare nascosti al mondo è un giorno sprecato, perduto, che non tornerà mai più.
Pensateci.
Davide, unico e inimitabile, per la tua coerenza, il tuo coraggio a portare in pubblico il Crossdressing e per il tuo meraviglioso modo di raccontare e descrivere le tue esperienze!!!

Il tuo ultimo pensiero mi rammenta di quanta vita io privi Antonella (e me stesso...?) a causa della mia pusillanimità e incoerenza, ma anche dai limiti del fare e non fare a cui devo soggiacere.

Comunque, mai dire mai...
Antonella : Nar :

E' facile essere una femmina, bastano un paio di tacchi a spillo e abiti succinti. Ma per essere DONNA ti devi vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio (Anna Magnani)

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