Quoto questo passaggio perchè sono convinta che essere PERCEPITI "come" donne sia un ottimo traguardo, e per me resta anche il massimo traguardo realisticamente raggiungibile.ccinzia61 ha scritto:L'ho scritto molte volte, essere donna va ben al di la di trucco, parrucco, abiti , moda , parrucchiere , estetista ecc ecc...Innegabilmente pero' molte di voi vengono "percepite" al femminile anche se questo non significa ESSERE DONNA, ma , visto che innegabilmente SIETE UOMINI, e' gia un ottimo traguardo essere PERCEPITI "come" donne, ai piu' dovrebbe bastare senza farsi tanti "problemi" inesistenti, siete percepiti al femminile ma ovviamente NON SIETE DONNE : lapalissiano!!! (discorso differente chi e' in transizione o chi ha completato il percorso)
Il mio pensiero vuole essere più inclusivista possibile.
Oltre alla rituale tassonomia autodimostrativa del pensiero divisista di Laura, che mi sembra off topic, percepisco che alcune persone T* hanno due principali barriere da abbattere: il proprio corpo e la cultura binaria. La femminilità non può essere allo stesso tempo innata e indotta. Cioè non si può affermare di essere nate donne nel corpo di un uomo e poi dire che il proprio genere è un prodotto culturale. Non possono essere entrambe le affermazioni vere perchè se si nasce donna nel corpo di un uomo la propria femminilità sarebbe un dato immutabile della propria persona. Se invece la femminilità è indotta dal condizionamento sociale allora sarebbe un dato percettivo della propria persona.
Se s'interpreta la femminilità come la recitazione di un copione già scritto, un costrutto sociale, temo che le differenze tra chi vuole apparire ed essere una donna siano indistinguibili. La femminilità resterebbe un processo culturale imitativo appreso in età evolutiva che poi ognuno decifra a suo modo.
Se s'interpreta la femminilità come innata ci sono due temi emergenti dal dibattito. La femminilità sarebbe un'essenza che fluttuando nell'aria cadrebbe a caso sul genere umano incarnandosi e dividendo così i maschi dalle femmine. Oppure la femminilità potrebbe essere una qualche forma di secrezione ormonale.
Le persone con una particolare sensibilità d'animo e ampio spettro di sentimenti, potrebbero essere riconosciute come femminili solo attraverso un esercizio percettivo altrui. La pubblicazione di una mia selfie, ad esempio, sarebbe percepita dagli altri come la foto di una donna, tendendo ad escludermi dal gruppo maschile e soprattutto ignorando le mie motivazioni, la mia spinta emotiva, etc. Senza corporeità non potremmo parlare di cosa sia la femminilità, ci mancherebbe una sua rappresentazione mentale. Però mi sembra di capire che ognuno possa avere una sua rappresentazione astratta che tende a coincidere con determinati sentimenti opposti a quelli di un uomo virile.
Poter esprimere i miei sentimenti e le mie emozioni con e senza una parrucca resta il mio personale traguardo. Se per esprimere la mia "femminilità interiore" ho bisogno di un'impalcatura che mi faccia sembrare una femmina o di un certificato medico da esibire in famiglia allora non sto facendo molto per me stessa ma sto facendo abbastanza per far piacere agli altri.