Di solito le donne chiedono all'uomo di "tirar fuori gli attributi" quando le beghe tra di loro raggiungono livelli di intolleranza tali che ci vuole l'intervento del capo per calmare gli animi e trovare una soluzione per riportare la calma, almeno nella mia lunga esperienza lavorativa, questo è quanto ho constatato...
Volevo invece evidenziare alcuni tratti comuni in quanto scrivono Marina e Roby, cioè l'assertività, la tendenza ad ascoltare, a far ragionare i collaboratori, a spronarli e motivarli. In svariati corsi di formazione, questi comportamenti evidenziano un modo positivo di esprimere leadership e la pongono in contrasto con i comportamenti del tipo "capo con attributi che comanda" che invece vengono stigmatizzati in negativo. Io stessa mi sono comportata come descritto da Roby e Marina, ma non è il frutto di una interazione con la mia "parte" femminile, bensì di un processo di maturazione attraverso il quale ho capito che ottenevo molto di più che non sbattendo i pugni sul tavolo. Poi col passare degli anni, e con il crescere della dimensione dei team di cui diventavo via via responsabile, questo mio modo di interagire con i collaboratori è diventato il mio stile gestionale, oltremodo faticoso perché, se hai duecento persone a tuo riporto, anche se organizzi una struttura, sai che la porta del tuo ufficio è aperta e devi accettare che le persone vogliano parlare con te.
Quanto al vestirsi da donna sul lavoro, credo che, come dice Roby, a meno di una fortissima motivazione a farlo con conseguente annuncio al mondo del mio desiderio di cambiare sesso, nel mio caso arrivare in tailleur e tacchi alti in un consiglio di amministrazione sarebbe stato, per me bellissimo, ma quantomeno traumatico per l'amministratore delegato e per gli altri membri...
poi magari, nel segreto della loro casa, anche loro si travestono, ma questa è un'altra storia...
Scherzi a parte, a certi livelli esiste un dress code che impone, anche nel quotidiano, di non potersi mettere un completo rosa. Però qualche deroga al doppiopetto grigio, contrariamente ad altri colleghi, me la sono permessa vestendo completi color panna o carta zucchero, ma in alcune occasioni ho dovuto accettare smocking e farfallino neri.
In ogni caso, quando le circostanze lo permettevano, non ho esitato ad indossare almeno intimo femminile sotto i seriosi e tristi abiti maschili, stando accorta a non rivelare comunque nessun dettaglio che alterasse l'immagine che il mondo conosceva di me. Semplicemente non ne sentivo la necessità.