Riporto qui quanto scritto da Roby in altra discussione, premettendo che condivido in pieno.Roby ha scritto: ↑martedì 23 febbraio 2021, 22:53 Nessuno/a di noi saprà mai cosa è passato per la testa della commessa che ci ha appena servite, se siamo passate... e poi cosa vuol dire passare?
Ok la commessa ha usato il femminile, magari ci ha chiamato "signora", ma perché? Ci ha scambiate per una donna bio? Ha ritenuto che fossimo abbastanza femminili per cui era adeguato parlarci così? Cortesia? Correttezza politica?
Credo che sia inutile porsi domande alle quali non avremo mai risposta.
È tuttavia vero che ogni volta che si interagisce con una persona, chiunque di noi non può fare a meno di domandarsi cosa l'interlocutore abbia effettivamente pensato, ad li là delle apparenze.
Io esco da decenni, e in tutto questo tempo ho incontrato ed interagito con centinaia di persone, ma nonostante ciò le domande continuo a pormele anche se ormai qualche idea me la sono fatta.
Ad esempio ho compreso che le variabili sono molteplici, e che il "successo" dipende da queste: dal proprio stato d'animo, dallo stato d'animo dell'interlocutore, dal contesto, dalla luce, dall'occasione, dalla situazione, dall'età e dal genere dell'interlocutore... Ma anche dalla provincia, dalla regione, se si è in città o in campagna, nonché dalla voce, dall'aspetto, dalla nostra timidezza o apertura, dal tipo di abbigliamento e da moltissimi altri fattori che possono incidere in un senso o nell'altro.
Resta il fatto che alla fine quel che conta è la nostra sensazione, la cui veridicità, come dice Roberta, non potrà mai essere confutata.