Coffee ha scritto: ↑martedì 20 settembre 2022, 1:09
Ale ha scritto: ↑sabato 17 settembre 2022, 23:30
Quando un giorno te ne accorgi che il bello del mondo che hai inseguito è breve sogno, chimera che fugace inganna i sensi, quel gioco imbroglione diventa specchio per la tua rabbia e la pena di una vita…
Buonasera! Scusami non ci arrivo. La tua rabbia, é quella di chi crede d'aver commesso un errore grossolano? Oppure é la pena d'aver ceduto alla follia e all'imprudenza giovanile?
Il gioco imbroglione qual'é? La vita stessa che ti mette davanti a una, due, cento scelte? Ricorda che saper scegliere é una sottile maledizione poiché é la tua stessa intelligenza che ti farà vacillare riempiendoti di dubbi.
Non pentirti di quando eri felice -.^
P.S. Meglio esser Zucconi come Coffee?
Pensaci bene.
Cara Coffee,
La risposta alle tue obiezioni è assai complessa, comunque ci provo. Visto che anche gli Dei hanno fatto prima le tuniche a loro stessi, anch’io ti risponderò usando il prisma e le misure mie. Ebbene, noti in quello che scrivo che sono a corto del necessario ottimismo, però, cercherò di rimanere sincera e onesta verso me stessa, e certamente verso te che leggi. Quando si arriva all’età che ho, verso l’inizio delle ultime diritture d’arrivo, la vita e già colma di esperienze (talvolta vere solo in parte), e di nostri inespugnabili segreti. Il punto di partenza nel caso mio è lontano nel tempo. C’erano i giorni della mia adolescenza quando andavo a letto con desiderio di svegliarmi femmina il che puntualmente non succedeva, e allora lasciavo ai vestiti a farmi sentire più ragazza, ma il risultato spesso era solo creare lo spunto ai bulli per sfottermi, o mettere in imbarazzo la gente perbene, impreparata ad incontrarmi in quell’edizione. Coraggio non era mai fra le mie virtù principali, e non mi piaceva neanche il ruolo di pioniera, ma miscuglio di superbia e di vanità che ero (e che sono rimasta), mi ha donato il diritto di essere accolta come “diversa”, anche nel tessuto sociale. Però, quando la gioia di portare i capi che ti descrivono come femmina diventa abitudine quotidiana, e quando passa l’euforia di questa piccola vittoria e sbiadisce anche il sorriso per il fatto di essere chiamata signorina da qualcuno, la sera, dopo la doccia, lo specchio, quella immancabile unità di misura, si scopre nemico, e diventa dura vendere a sé stessa la propria immagine mentalmente photoshoppata. Allora incomincia a serpeggiare l’idea di un imbroglio colossale, della vita compresa come gioco di prestigio, un trucco maestrale dell’illusionista supremo che con malizia confonde le tue certezze. Mi chiedi del passo imprudente nella follia e del pentimento per le simili escursioni? Non credo. Non mi sono mai pentita di nulla, di nessuna delle mie scelte, e non credo fosse la vita ad avermele offerte. Erano tutte figlie mie, prese per mano una ad una…la vita di solito non ti offre niente, devi strappare quello che ti spetta dal carrozzone in passaggio, e dubbi e ripensamenti nascono dalla convinzione che hai mancato di arraffare abbastanza. Poi rimane l’eterno argomento di felicità compresa come bene conseguito e messo da parte come valore che ti appartiene. Ma sai quante volte avevo la certezza di tenere in pugno la carta vincente, ma poi il giorno seguente, vero vincitore mi riservava misericordioso coup de grâce…La mia rabbia (delle volte svanisce però, sono troppo inconsistente), nasce perché ero solo migliore amica di tutte, perché sul palcoscenico coi tacchi, calze con tallone cubano e sottoveste in seta rimanevo comunque sempre sola, perché non riuscivo ad innamorarmi e desiderare di essere posseduta da un uomo, perché sentivo avversione per proprio genere anagrafico, perché un giorno ho scoperto (sempre maledetto specchio) che lo spazio per le speranze si è ristretto, e alte migliaia di perché che sarebbe superfluo elencare. E sì, gli errori ne ho fatti. Anche grossolani. Ma non considero i miei giorni vissuti la parte di questa considerazione. Sono fifona e sono le cose dietro l’angolo che mi mettono in soggezione. Mio fratello ritiene che potrei riempire un buon libro di psichiatria…
Ti mando un abbraccio, e non prendermi troppo sul serio
Ale