disforia e transizione in ritardo

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Melissa_chan
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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da Melissa_chan »

Trovo che il concetto di "maschio fallito" sia la cosa più tossica, nociva e discriminatoria della nostro società, sia per gli stessi maschietti sia per le femminucce ed ora vi spiego perchè...

La prof. Melissa si mette gli occhiali

Dunque, iniziando dal presupposto che per essere un "maschio vincente" devi avere i prerequisiti X, Y e Z il non avere questo porta ad essere classificati come "maschio perdente" tuttavia, se il desiderio di transizionare viene visto come un metodo di "correggere" questa situazione, vuol dire che si sta dando per scontato che questi prerequisiti non identificano la donna come "vincente" e sviliscono il maschio.

La prof. Melissa si toglie gli occhiali con sguardo felino

Ciò per dire che non è giusto a partire dall'inizio specialmente se X equivale a "farsi una tipa a notte", Y a "guadagnare tanto da avere una BMW con 500hp" e Z a "spaccarsi di lavoro la settimana per ubriacarsi con gli amici il sabato".
Tra parentesi... questa descrizione è calzante per un paio di mie amiche : Chessygrin :

In ogni caso la transizione serve per sistemare un disagio e non è mai troppo tardi per farlo, è una cosa importantissima visto che non si può stare bene con gli altri se non stiamo bene con noi.
Dunque non facciamoci problemi a cercare la nostra felicità se ciò non arreca danno agli altri : Wink :

: Love :
Non giudicarmi dal corpo che vedi, piuttosto considera cosa abbiamo fatto insieme, come lo abbiamo fatto e cosa ti ha trasmesso; a quel punto ti accorgerai che nulla è cambiato

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Roby_60
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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da Roby_60 »

Con occhiali o senza...grande prof!!!
"Si può essere tutto quello che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere" Freddy Mercury
Ma sarà vero? Roby_60

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marinamtf
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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da marinamtf »

OK, la questione di "maschio fallito" io la vedrei come metro necessario, ma non sufficiente.

Cioè. Se SEI veramente trans E però, per varie ragioni, non transiti, allora "fai" la parte del maschio. E' necessariamente una parte, come nel teatro elisabettiano le donne non recitavano e i ragazzi facevano le parti femminili.

E' una parte, perché tu di tuo faresti naturalmente l'altra.

Tutte le maschere hanno un legaccio, un buco, da cui emerge il viso dietro, banalmente il buco per vedere e mangiare.

La tua "simulazione di maschio" non sarà perfetta, sarà credibile, ma avrai il tuo "tallone d'Achille", il punto nel quale la tua simulazione va in crisi ed emerge il vero io dietro, o, comunque, devi calare la maschera.

E' qui il punto nodale.

Se sei uomo, "cis", senza problemi di identità di genere, qualunque cosa ti accada non ti fa calare la maschera perché non c'è maschera. Se non ti adegui al modello dominante, se non hai le cose X,Y,Z, se la ragazza ti lascia o altre cose le affronti "da uomo", perché non c'è altro. Non stai recitando una parte.

Ma se sei trans avrai un "ombelico" della simulazione, un "punto zero", un "trigger" (non so bene come chiamarlo) tale per cui la maschera cade. Di solito è un fallimento, un evento catartico, negativo, da ciò a volte l'associazione "maschio fallito", ma non è una causa, è un sintomo. Perché è proprio in QUEL particolare fallimento che la simulazione cessa di essere valida e si ha un meltdown.

Lo so, ho una formazione tecnica e il mio scritto ne risente. Ma faccio un'analogia poetica.

Se è primavera e tu sei convinto di essere un ciliegio e metti fiori di pesco... una domandina me la farei. Poi naturalmente puoi anche far finta di... ma il "fallimento" di fare fiori di ciliegio è un sintomo.

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LauraB
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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da LauraB »

Non si è una (persona ) trans.
Tralasciamo un attimo le sfumature colorate del mondo transgender, dove non si sente la necessità di approdare al binario (binarismo) opposto.
Oppure non tralasciamo, potrebbe essere invece una ipotesi da vagliare.
Si è (binariamente) o uomo o donna. Il "trans"itare è un atto di movimento, non il punto di arrivo.
Poi puoi decidere di fare l attivista e allora l'essere T è una storia, un esperienza, una vita che farà da stella polare per altre persone. ma se non sei attivista diventi fantasma, la società ti vedrà come vuoi tu ( per noi una donna).

Non è il fallimento che ci deve connotare, ma il successo.. l obiettivo.
Senza entrare nei vicoli del "sentirsi donna" ( che non ha una risposta univoca), la nostra collocazione sarà dove ci troviamo bene. Transiti se il tuo corpo non è allineato, non altro. Il tuo ( in generale) spirito non è di un uomo mancato/fallito, ma di una donna riuscita. Un britto anatroccolo ( mancato anatroccolo') che alla fine capisce che anatroccolo non è.
Siate cigni : Love :
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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da sylvix »

il fallimento esistenziale non ha colore, identita' o peso economico, ma e' solo imputabile al crollo dell'alibi della speranza.
il maggior numero di falliti, in tal senso, si trova nella fascia alta della societa', non in quella più rasoterra.
la speranza puo' essere un fiocco di neve o una montagna; l'illusione, la messinscena, relega inesorabilmente il soggetto a vivere un tempo frammentato, inconsistente e friabile come una falesia sul baratro.
impiegati, legulei, contasoldi, rubasoldi, disoccupati, zanza, finocchi, politici, preti, bianchi, neri, rossi, verdi, saldatori, postini, piloti. tutti ma proprio tutti, hanno un conto in sospeso con l'alibi della speranza, che -prima o poi- presentera' implacabile il conto.
il successo sta solo nella consapevolezza e nell'agire di conseguenza.
jeg taler ikke dansk!

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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da abby80 »

Benvenuta Marina!
Ho letto tutto quello che hai scritto, hai fatto un percorso lunghissimo. e penso spesso sofferto, fino ad arrivare a trovare la risposta che già era dentro di te, magari un po' sopita.
Penso tu sia una persona metodica che cerca e ha cercato dei punti fermi nella tua vita.
E cosa c'è di più bello di volere una famiglia e crescere dei figli?
Hai fatto bene, hai ottenuto quello che volevi e se ora, magari non è successo come volevi tu, hai trovato la forza di iniziare la TOS, ancora meglio, ora inizia la tua seconda vita,
Credo che le altre abbiano interpretato male alcune parti, ti capisco quando scrivi di maschio fallito.
E' chiaro, la società ci ha sempre portati a pensare che bisogno essere perfetti in ogni cosa, nello studio, nel lavoro, nella famiglia, non c'è mai un secondo posto, vale solo il primo posto.
E questo vale anche per la sessualità, il maschio debole è una vergogna della società, deve sapere tener testa ai colleghi, ai vicini, alla moglie, sapere sistemare la tv, il rubinetto del maglio, costruire muri, ecc...
E non dimentichiamo, uno stallone a letto, sennò non è un maschio.
Ma chi lo è veramente?
Spero i tuoi figli ti abbiano accettata per la persona che sei, noi siamo tutte splendide creature, aspettiamo solo il momento di sbocciare.
E se la foto di profilo sei tu, ma insomma, sei bellissima!! : Love :

XOXO Abby

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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da marinamtf »

sì sì certo sono io, senza trucco. Grazie delle belle parole

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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da Marina 2021 »

Ninetta84 ha scritto: giovedì 17 marzo 2022, 19:09 Ciao e grazie per la condivisione! Credo possa essere utile per tante quantomeno per innescare ragionamenti e pensieri. Sono convinta che non esiste una fine al ragionare, al pensare e alla plasticità del pensiero.

Mi ha colpito una cosa che hai detto e che (non ci avevo fatto caso) coincide con ciò che sta accadendo a me.
Appena superato il "lutto" della fine della mia ultima storia con la ormai mia ex, ho sentito venire fuori Ninetta sempre di più...e questo mentre Osvaldo, un personaggio che avevo plasmato negli anni e utilizzato come mia personalità dominante al punto di confermi con essa, si scioglieva, e più lasciavo andare gli schemi mentali ed emotivi, i costrutti difensivi, la mia safe-zone, più stavo bene.
Ora sono Osvaldo E Ninetta (il nome è provvisorio in real life), ma un Osvaldo nuovo e una Ninetta nuova... completamente diversi da prima.

Grazie per avermi fatto vedere questa cosa!
Ciao Ninetta, riprendo questo tuo post di qualche mese fa perché mi identifico nel tuo vissuto. Anche io vivevo una relazione piuttosto stabile di convivenza, anche se da soli tre anni, senza figli. Poi, un po' per scherzo, come già ho riferito in un altro topic, lei mi mostra la mia foto ritoccata con faceapp. Ho sgranato gli occhi, è stato come fosse stata la prima volta che mi guardavo allo specchio. La mia storia è finita di lì a poco. Il maschio se ne era andato, dissolto, svanito, ma nello stesso periodo è venuta fuori Marina. Marina è stata la spiegazione di tante cose che hanno caratterizzato la mia vita, che la hanno resa a volte difficile. L'armatura che faceva parte del mio personaggio era troppo pesante. Me la sono tolta ed è stato, per fare una metafora a tema, come togliere delle scarpe con tacchi altissimi e scomodissimi a fine serata. Una liberazione! A parte il cross dressing che mi ha preso come una dipendenza, è stato il cambiamento interiore ad avermi maggiormente colpita. Ero una persona gentile, estremamente gentile e buona e non lo sapevo. Il maschio dominante non poteva mostrarlo. Ora guardo con altri occhi la gente, non nascondo una certa delicatezza nel mio essere, e vedo tutto cambiare. La gente, specie le donne, mi guardano in modo diverso, come complice. Non più sulla difensiva dal solito porco che ci prova. Ed io sono tanto più serena, meno imbronciata. Prima ero nota per avere sempre la faccia incazzata. Ma evidentemente mantenere quella faccia richiedeva un grosso impegno.

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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da Loretta »

Marina 2021 ha scritto: Marina è stata la spiegazione di tante cose che hanno caratterizzato la mia vita, che la hanno resa a volte difficile. L'armatura che faceva parte del mio personaggio era troppo pesante. (…) è stato il cambiamento interiore ad avermi maggiormente colpita. Ero una persona gentile, estremamente gentile e buona e non lo sapevo. Il maschio dominante non poteva mostrarlo.
Mi ritrovo molto in quello che dice Marina sopra. La serenità che si prova liberando (in qualunque modo) la parte delicata o dolce di sé è evidente e spiazzante. E questo è indice del peso delle sovrastrutture, che abbiamo dovuto/voluto costruirci sopra nel corso della vita. Le cause? A mio giudizio, soprattutto l’ambiente “ostile” a questo tipo di caratteristiche, che diventano di impaccio per un uomo soprattutto nel periodo adolescenziale (a meno di non averle già mascherate per bene in età infantile, magari con l’aiuto di mamma e papà). La soluzione? Non è detto che ci sia sempre. Sono sicuro che molti si portano dietro questo carico fino alla tomba (e questo è un successo o un fallimento? Probabilmente non sta a noi giudicarlo). All’altro estremo c’è chi ha la forza e la perseveranza di mettersi “di traverso” alla società fin da subito, esponendosi però alle ferite anche profonde che questo scontro può provocare. E poi milioni di storie diverse che stanno in mezzo (tra cui anche noi crossdresser, popolo già vasto e diversificato, ma ovviamente non solo noi). Per esempio c’è chi per caso e per fortuna si sposta in un altro posto nel mondo e riesce a liberarsi di un po’ di zavorra (funzionale solo al contesto italico, ma già inutile passate Bardonecchia o Trieste), e questo lo rende già un minimo felice e realizzato. Chi riesce a inventarsi qualcos’altro per costruire la sua “storia di successo”.

Io non ho avuto traumi enormi che mi abbiano costretta a riconoscere e metabolizzare grandi “fallimenti”. Mi ritengo fortunata perché la vita mi ha portato in maniera abbastanza dolce (anche se lenta) a capire che non c’è niente di più bello dell’essere un “macho fallito” (per quel pochissimo che abbia tentato, anche abbastanza goffamente, di esserlo). E non parlo della dimensione “crossdressing” (presente, profonda, ma che non vivo molto nel quotidiano). È forse la mia dimensione “marito e papà” che ne gode di più, e che si crogiola in questa consapevolezza Immagine
Marina 2021 ha scritto:
La gente, specie le donne, mi guardano in modo diverso, come complice. Non più sulla difensiva dal solito porco che ci prova. Ed io sono tanto più serena (…) evidentemente mantenere quella faccia richiedeva un grosso impegno.
Le donne imparano ad essere sulla difensiva “dal solito porco che ci prova”, e si capisce il perché. Ma come invece si rapportano all’uomo dolce e gentile? Se queste ultime caratteristiche non sono viste come “vincenti”, tanto che molti sentono il bisogno di mascherarsi da macho, un motivo ci sarà? Immagine
Il fatto è che anche le donne si portano dietro la loro zavorra dovuto al contesto e all’omologazione sociale, evidente soprattuto in Italia e ancora di più al sud.
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Re: disforia e transizione in ritardo

Messaggio da Loretta »

marinamtf ha scritto:OK, la questione di "maschio fallito" io la vedrei come metro necessario, ma non sufficiente.
Però pensiamoci un attimo: l’espressione “maschio fallito” ha senso solo se ammettiamo che maschi e femmine abbiano un ruolo sociale diverso, alla faccia dell’uguaglianza di cui tanto ci si riempie le tasche (parlo di “ruolo sociale” intenzionalmente, e non di “ruolo biologico” che in questa discussione possiamo probabilmente tralasciare).
Molti credono a questa differenza di ruoli, e sarà anche legittimo, ma allora:
1. Non venitemi a parlare di parità;
2. Godetene le conseguenze su voi stessi, e accettate di buon grado tutte le psicosi e le frustrazioni che questo schema ingenera da secoli: suvvia non siete certo i primi ad affrontarle;
3. Soprattutto astenetevi dal proiettare i vostri schemi e le loro conseguenze negative su quelli che la pensano diversamente.

Ora io credo (spero) che molte di noi vogliano fare uno sforzo per affrancarsi definitivamente da quanto sopra. Ovviamente non è semplice perché siamo cresciute in un contesto che ci insegnava l’opposto (pur predicando a parole la parità).

Quello che voglio dire è che non c’è bisogno di essere crossdresser o persona in transizione per capire che è un’aberrazione pensare: “ho fallito nel mio ruolo sociale di maschio, mi trasformo in femmina e risolvo il problema”.
Chiunque donna o uomo, monocolore o arcobaleno, che crede profondamente nella parità, dovrebbe concludere che espressioni come “maschio fallito” o “femmina fallita” semplicemente non hanno senso.

Oppure (ed è una provocazione, lo so, ma me ne scuserete perché piena di affetto e ironia) vogliamo essere donne perché in fondo non crediamo nella parità uomo/donna, ma magari nella superiorità della donna? Immagine
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