Parliamo di fotografia
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Re: Parliamo di fotografia
Abbiamo imparato cos’è una macchina fotografica e cosa c'è al suo interno: l'otturatore a tendina, il diaframma e il loro utilizzo per una corretta esposizione.
Ricapitoliamo.
Il diaframma regola la quantità di luce che arriverà all’otturatore a tendina e alla pellicola (o sensore). Quindi essendo a valle saranno influenzate non poco dal diaframma e obbligatoriamente dovranno lavorare con la quantità di luce da lui limitata. La regolazione del diaframma influenzerà direttamente l’ampiezza della zona nitida nella fotografia.
Quest'ultima non dovrà necessariamente esser il più ampio possibile, tutto sta nel risultato artistico che si vuole ottenere.
L’otturatore regola il periodo di esposizione per una fotografia. Lo ritroveremo come “tempo di scatto” oppure “tempo di posa” ma fondamentalmente è sempre la stessa identica cosa, il lasso di tempo con il quale investiremo il sensore o la pellicola con la luce ambientale.
La sua velocità influenzerà direttamente la buonuscita della fotografia. Con un tempo di scatto troppo lungo avremo una fotografia mossa o troppo chiara. Se troppo corto incorreremo in una fotografia con troppo poca luce, quindi risulterà scura.
Ambedue i meccanismi, otturatore e diaframma, oggi sono simulati digitalmente agendo sui guadagni software sia nelle macchine supercompatte sia nella stragrande maggioranza dei cellulari.
L’altra variabile nel campo fotografico è la dimensione e sensibilità della pellicola, cosa che si riflette paro paro nel mondo digitale. Una pellicola "grande" avrà più possibilità di cogliere più particolari e in fase di stampa avrà una qualità migliore rispetto alla pellicola "normale", semplicemente perchè il suo fattore d'ingrandimento non sarà elevato.
Un esempio di pellicola "grande" lo si vede nel mondo della moda anni 80/90 quando tutti utilizzavano le Hasselblad con pellicole 60x60mm per immortalare le supergnocche e avere dei fotogrammi il più possibile particolareggiati. A impiegare la pellicola 60x60 si sono cimentati tutti i maggiori produttori e Hasselblad è semplicemente la più famosa ;-) Essa può vantarsi d'esser andata "sulla Luna". Ricordatevi che questo è un post sulla fotografia, niente commenti sulla terra piatta, sui virus, sullo sbarco lunare di Kubrick ecc... ecc... Grassie Grassie.
Invece le dimensioni della pellicola "normale" è 24x36 mm, comune e reperibilissima. Ma ambedue hanno un dato che le accomuna, la sensibilità.
La sensibilità alla luce viene espressa con un valore (ISO ma esistono anche altre unità di misura es. ASA o DIN) e indica la sua velocità d’impressione. Questo fattore è molto importante perché è in grado moltiplicare o ridurre il lavoro dell’accoppiata otturatore/tendina.
Una pellicola con un numero ISO più elevato (400-800), essendo più veloce nell’essere impressionata, ci permetterà di far lavorare con tempi di scatto più rapidi e diaframmi più chiusi. Quindi è adatta nelle situazioni dove la luce scarseggia oppure si vuole velocità e/o profondità.
Al contrario una pellicola più lenta (100-200) ci costringerà a utilizzare un diaframma più aperto e un tempo di scatto più lungo. Per il suo impiego sarà obbligatoria una buona luce ambientale ma ci ripagherà con un buona qualità di riproduzione.
Ma allora perché utilizzare sempre pellicole “lente” e non impiegare sempre quelle "veloci"? Semplice, quelle con i numeri più bassi sono qualitativamente più ricche di dettagli avendo una “grana” più fine. Tutto questo ci regalerà una fotografia più particolareggiata e priva della antiestetica sabbiolina puntiforme che ritroviamo nelle fotografie. Questa puntinatura viene chiamata grana e non ha nulla a che fare con il formaggio emiliano... ;-)
Quindi? La pellicola è fondamentale nella fotografia, adottare una sensibilità sbagliata equivale a lavorare male e utilizzare l’attrezzatura ai limiti delle sue possibilità. La sensibilità ha un’effetto diretto sull’apertura del diaframma e sul tempo di posa quindi la sua scelta è importante sia per l'amatore sia per il professionista che ricerca effetti particolari.
Oggi nel mondo digitale l’ISO ha poco senso, infatti molti lasciano in "automatico" questo valore. Un sensore elettrico ha una propria sensibilità fisica che non può esser variata. Quello che cambia invece è il suo guadagno digitale che viene regolato con un software e viene sempre proposto in ISO per comodità. Ma ricordatevi un ISO digitale (elevato guadagno) può generare un “rumore digitale” che disturba l'immagine.
In fin dei conti è lo stesso difetto del fratello analogico ;-)
Nella foto il tacco non c'entra niente però... se avete letto la dimensioni della pellicola potreste indovinare la sua altezza!
Ricapitoliamo.
Il diaframma regola la quantità di luce che arriverà all’otturatore a tendina e alla pellicola (o sensore). Quindi essendo a valle saranno influenzate non poco dal diaframma e obbligatoriamente dovranno lavorare con la quantità di luce da lui limitata. La regolazione del diaframma influenzerà direttamente l’ampiezza della zona nitida nella fotografia.
Quest'ultima non dovrà necessariamente esser il più ampio possibile, tutto sta nel risultato artistico che si vuole ottenere.
L’otturatore regola il periodo di esposizione per una fotografia. Lo ritroveremo come “tempo di scatto” oppure “tempo di posa” ma fondamentalmente è sempre la stessa identica cosa, il lasso di tempo con il quale investiremo il sensore o la pellicola con la luce ambientale.
La sua velocità influenzerà direttamente la buonuscita della fotografia. Con un tempo di scatto troppo lungo avremo una fotografia mossa o troppo chiara. Se troppo corto incorreremo in una fotografia con troppo poca luce, quindi risulterà scura.
Ambedue i meccanismi, otturatore e diaframma, oggi sono simulati digitalmente agendo sui guadagni software sia nelle macchine supercompatte sia nella stragrande maggioranza dei cellulari.
L’altra variabile nel campo fotografico è la dimensione e sensibilità della pellicola, cosa che si riflette paro paro nel mondo digitale. Una pellicola "grande" avrà più possibilità di cogliere più particolari e in fase di stampa avrà una qualità migliore rispetto alla pellicola "normale", semplicemente perchè il suo fattore d'ingrandimento non sarà elevato.
Un esempio di pellicola "grande" lo si vede nel mondo della moda anni 80/90 quando tutti utilizzavano le Hasselblad con pellicole 60x60mm per immortalare le supergnocche e avere dei fotogrammi il più possibile particolareggiati. A impiegare la pellicola 60x60 si sono cimentati tutti i maggiori produttori e Hasselblad è semplicemente la più famosa ;-) Essa può vantarsi d'esser andata "sulla Luna". Ricordatevi che questo è un post sulla fotografia, niente commenti sulla terra piatta, sui virus, sullo sbarco lunare di Kubrick ecc... ecc... Grassie Grassie.
Invece le dimensioni della pellicola "normale" è 24x36 mm, comune e reperibilissima. Ma ambedue hanno un dato che le accomuna, la sensibilità.
La sensibilità alla luce viene espressa con un valore (ISO ma esistono anche altre unità di misura es. ASA o DIN) e indica la sua velocità d’impressione. Questo fattore è molto importante perché è in grado moltiplicare o ridurre il lavoro dell’accoppiata otturatore/tendina.
Una pellicola con un numero ISO più elevato (400-800), essendo più veloce nell’essere impressionata, ci permetterà di far lavorare con tempi di scatto più rapidi e diaframmi più chiusi. Quindi è adatta nelle situazioni dove la luce scarseggia oppure si vuole velocità e/o profondità.
Al contrario una pellicola più lenta (100-200) ci costringerà a utilizzare un diaframma più aperto e un tempo di scatto più lungo. Per il suo impiego sarà obbligatoria una buona luce ambientale ma ci ripagherà con un buona qualità di riproduzione.
Ma allora perché utilizzare sempre pellicole “lente” e non impiegare sempre quelle "veloci"? Semplice, quelle con i numeri più bassi sono qualitativamente più ricche di dettagli avendo una “grana” più fine. Tutto questo ci regalerà una fotografia più particolareggiata e priva della antiestetica sabbiolina puntiforme che ritroviamo nelle fotografie. Questa puntinatura viene chiamata grana e non ha nulla a che fare con il formaggio emiliano... ;-)
Quindi? La pellicola è fondamentale nella fotografia, adottare una sensibilità sbagliata equivale a lavorare male e utilizzare l’attrezzatura ai limiti delle sue possibilità. La sensibilità ha un’effetto diretto sull’apertura del diaframma e sul tempo di posa quindi la sua scelta è importante sia per l'amatore sia per il professionista che ricerca effetti particolari.
Oggi nel mondo digitale l’ISO ha poco senso, infatti molti lasciano in "automatico" questo valore. Un sensore elettrico ha una propria sensibilità fisica che non può esser variata. Quello che cambia invece è il suo guadagno digitale che viene regolato con un software e viene sempre proposto in ISO per comodità. Ma ricordatevi un ISO digitale (elevato guadagno) può generare un “rumore digitale” che disturba l'immagine.
In fin dei conti è lo stesso difetto del fratello analogico ;-)
Nella foto il tacco non c'entra niente però... se avete letto la dimensioni della pellicola potreste indovinare la sua altezza!
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- stefania007
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Re: Parliamo di fotografia
Che spettacolovirgolette ha scritto:Ieri sera a casa mia nevicava. Ha smesso e ricominciato più volte, ma come sempre accade, l'atmosfera era magica. Durante un momento in cui non nevicava sono uscito a guardare il panorama e non ho potuto resistere: ho provato a fare delle foto.
Ecco cosa si vede da casa mia.
E' una foto fatta al volo, senza cavalletto ma mi andava di condividerla. La luce che illumina le nuvole è quella di Torino.
Un abbraccio e buone feste.
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StefaniaCombi
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Re: Parliamo di fotografia
Adesso sappiamo muoverci con tempi, diaframmi, sensibilità. Ma la messa a fuoco?
Abbiamo già anticipato che la profondità di campo è la zona nella quale l'immagine sarà nitida e a fuoco. Direttamente influenzata dal diaframma ma anche dalla sensibilità e tempo di posa essa determina la buona riuscita di una fotografia.
Ma dove inizia e dove finisce questa stramaledetta profondità di campo? Semplice, un pò prima e un pò dopo dal punto preciso dove noi puntiamo la fotocamera. Questo è chiamato "Piano Focale" ed è semplicemente il punto/zona nel quale miriamo per mettere a fuoco.
Le macchine più sofisticate hanno una moltitudine di punti per la messa a fuoco, altre solamente uno generalmente al centro del mirino. Hai lo smartphone? Prova a premere sullo schermo e vedrai che il riquadro della messa a fuoco varia a seconda di dove metti il ditino. Probabilmente eh... se avete il telefono a gettoni non funziona ;-)
Ma cosa serve avere una mettere a fuoco qua piuttosto che là?
Ma dev'essere sempre tutto a fuoco? Ma tutto tutto tutto?
A queste domande può rispondere solo la sensibilità dell'artista perchè voler mettere a fuoco un soggetto rispetto a quello che lo circonda significa enfatizzare ciò che si vuole far notare eliminando elementi di distrazione.
La messa a fuoco e la relativa profondità di campo sono dettate anche da altri fattori. Il primo è dato dalla focale, cioè dalla "potenza" del nostro obiettivo. Per farla semplice più avremo un obiettivo spinto (che vede lontano) maggiormente la messa a fuoco sarà ridotta. Più l'obiettivo sarà corto (che vede largo) maggiore sarà la zona nitida. Un classico obiettivo corto? Quello "normale" da 50mm che una volta veniva fornito come vetro standard.
Ma non è tutto. Con lo stesso identico obiettivo e la stessa apertura di diaframma il campo focale può variare in base a ciò che s'inquadra. Se molto vicino il piano focale si ridurrà, come aumenterà se metteremo a fuoco in lontananza.
Ma attenti! La quantità dettata dai dollari che si può investire nelle ottiche determinerà i limiti dei vs vetri. Deformità, effetti spiacevoli, cadute luminose, peso... insomma anche loro hanno i loro limiti, specialmente se inquadriamo troppo vicino o troppo lontano! Esistono ottiche che a parità di caratteristiche hanno la peculiarità di riuscire o riuscire a mettere a fuoco se il soggetto è molto vicino. Questa peculiarità è dettata dalla messa a fuoco minima oltre la quale la macchina non riuscirà a operare.
Negli smartphone il riquadro/tondo/stellina non s'illuminerà, nelle reflex probabilmente non si sentirà un Bip e non scatterà. Ma nelle altre macchine... mah? Alcune funzionano ugualmente fregandosene, altre si fermano pensando che il proprietario si è rincitrullito.
La messa a fuoco
Abbiamo già anticipato che la profondità di campo è la zona nella quale l'immagine sarà nitida e a fuoco. Direttamente influenzata dal diaframma ma anche dalla sensibilità e tempo di posa essa determina la buona riuscita di una fotografia.
Ma dove inizia e dove finisce questa stramaledetta profondità di campo? Semplice, un pò prima e un pò dopo dal punto preciso dove noi puntiamo la fotocamera. Questo è chiamato "Piano Focale" ed è semplicemente il punto/zona nel quale miriamo per mettere a fuoco.
Le macchine più sofisticate hanno una moltitudine di punti per la messa a fuoco, altre solamente uno generalmente al centro del mirino. Hai lo smartphone? Prova a premere sullo schermo e vedrai che il riquadro della messa a fuoco varia a seconda di dove metti il ditino. Probabilmente eh... se avete il telefono a gettoni non funziona ;-)
Ma cosa serve avere una mettere a fuoco qua piuttosto che là?
Ma dev'essere sempre tutto a fuoco? Ma tutto tutto tutto?
A queste domande può rispondere solo la sensibilità dell'artista perchè voler mettere a fuoco un soggetto rispetto a quello che lo circonda significa enfatizzare ciò che si vuole far notare eliminando elementi di distrazione.
Al contrario tentare di mettere a fuoco ogni cosa può servire quando si vuole ritrarre oggetti voluminosi, paesaggi oppure situazioni di ampio respiro, come ad esempio dei bimbi che giocano nel parco. (Ma attenti al compromesso con la velocità, altrimenti saranno tutti mossi.)
La messa a fuoco e la relativa profondità di campo sono dettate anche da altri fattori. Il primo è dato dalla focale, cioè dalla "potenza" del nostro obiettivo. Per farla semplice più avremo un obiettivo spinto (che vede lontano) maggiormente la messa a fuoco sarà ridotta. Più l'obiettivo sarà corto (che vede largo) maggiore sarà la zona nitida. Un classico obiettivo corto? Quello "normale" da 50mm che una volta veniva fornito come vetro standard.
Ma non è tutto. Con lo stesso identico obiettivo e la stessa apertura di diaframma il campo focale può variare in base a ciò che s'inquadra. Se molto vicino il piano focale si ridurrà, come aumenterà se metteremo a fuoco in lontananza.
Ma attenti! La quantità dettata dai dollari che si può investire nelle ottiche determinerà i limiti dei vs vetri. Deformità, effetti spiacevoli, cadute luminose, peso... insomma anche loro hanno i loro limiti, specialmente se inquadriamo troppo vicino o troppo lontano! Esistono ottiche che a parità di caratteristiche hanno la peculiarità di riuscire o riuscire a mettere a fuoco se il soggetto è molto vicino. Questa peculiarità è dettata dalla messa a fuoco minima oltre la quale la macchina non riuscirà a operare.
Negli smartphone il riquadro/tondo/stellina non s'illuminerà, nelle reflex probabilmente non si sentirà un Bip e non scatterà. Ma nelle altre macchine... mah? Alcune funzionano ugualmente fregandosene, altre si fermano pensando che il proprietario si è rincitrullito.
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Re: Parliamo di fotografia
qualche giorno fa, fra la merda, spostando gli scatoloni polverosi(di fatto sono l'unico elemento di arredo che ho in casa a londra) ho trovato una borsetta nikon con una d700? che non ricordavo proprio di avere, rimossa totalmente dalla memoria.
poi, avrei capito perchè.
già guardandola, i pulsanti sul pannello vicino al display mi hanno fatto venire il mal di denti; dopo aver scoperto che la batteria -ricaricata- funziona ancora, una volta accesa, mi sono imbattuto in una serie di menù tipo conte mascetti: active d-lighting (per loro come se fosse antani), poi smanettando è comparsa una roba tipo -minimum shutter speed- che ha fatto uscire una seconda-roba tipo space invaders, cose allucinanti.
sorridendo, l'ho spenta e riposta nel feretro.
meglio usare l'iphone: le foto faranno cagare , ma almeno -quando occorre- scatti e... finisce li.
non è più tempo, come dicevo nell'altro post.
poi, avrei capito perchè.
già guardandola, i pulsanti sul pannello vicino al display mi hanno fatto venire il mal di denti; dopo aver scoperto che la batteria -ricaricata- funziona ancora, una volta accesa, mi sono imbattuto in una serie di menù tipo conte mascetti: active d-lighting (per loro come se fosse antani), poi smanettando è comparsa una roba tipo -minimum shutter speed- che ha fatto uscire una seconda-roba tipo space invaders, cose allucinanti.
sorridendo, l'ho spenta e riposta nel feretro.
meglio usare l'iphone: le foto faranno cagare , ma almeno -quando occorre- scatti e... finisce li.
non è più tempo, come dicevo nell'altro post.
jeg taler ikke dansk!
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Re: Parliamo di fotografia
Sono completamente d'accordo al 50% con Sylvix!sylvix ha scritto: [...]
sorridendo, l'ho spenta e riposta nel feretro.
meglio usare l'iphone: le foto faranno cagare , ma almeno -quando occorre- scatti e... finisce li.
non è più tempo, come dicevo nell'altro post.
Anche io ho una buona Nikon dei primi anni 90 ed anche una recente mirrorless abbastanza sofisticata, con menu e opzioni stile conte Mascetti.
Anche io a volte dico "ma vaff... in qualche modo le foto vengono anche col cellulare". Che poi ce l'ho sempre con me mentre la reflex pesa, ingombra e di fatto la lasci sempre a casa.
Però....
Se hai situazioni di luce particolari, cerchi un certo effetto, vuoi la qualità... non c'è niente da fare, il cellulare non ci arriva, ci vuole la fotocamera. E parlo non solo di numero di Megapixel e qualità dell'ottica (pure fondamentale).
Faccio un esempio ricollegandomi all'ultimo post di Coffe: la sfocatura dello sfondo, tanto importante nel ritratto.
Quello è un effetto peculiare degli zoom ottici, quegli obiettivi lunghi che si montano sulle reflex.
Il cellulare, dotato di zoom digitale, in pratica può solo ingrandire la parte centrale di un'immagine ottenuta con un obiettivo grandangolare. A parte la perdita di qualità, l'effetto sfocato dello sfondo te lo perdi proprio per motivi fisici.
Alcuni lo simulano digitalmente ma non è la stessa cosa.
Baci
Roberta
PS: Coffe vuoi parlare tu in maniera più organica di teleobiettivi, zoom ottici Vs digitali?
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Re: Parliamo di fotografia
Buongiorno
Esatto, il digitale reflex oggigiorno è un inutile dedalo.
E ti passa la voglia di far del bello.
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Re: Parliamo di fotografia
Alla fine, se vai a fondo alle basi della fotografia, i parametri sui quali giocare non sono più di 4: tempo di esposizion, diaframma, sensibilità* e messa a fuoco.
Gli algoritmi "mascettiani" servono solo a trovare una combinazione dei primi tre ed un valore per il quarto. Se conosci un minimo di teoria, puoi bypassare tutto e fare a mano. Gli algoritmi servono solo a risparmiare tempo.
Roby
* che poi nelle macchine a pellicola la sensibilità non era modificabile a piacere: caricato il rullino, non la potevi più cambiare fino alla fine
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Gli algoritmi "mascettiani" servono solo a trovare una combinazione dei primi tre ed un valore per il quarto. Se conosci un minimo di teoria, puoi bypassare tutto e fare a mano. Gli algoritmi servono solo a risparmiare tempo.
Roby
* che poi nelle macchine a pellicola la sensibilità non era modificabile a piacere: caricato il rullino, non la potevi più cambiare fino alla fine
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Re: Parliamo di fotografia
E che il cellulare da l'immediatezza , come avete scritto uno non e' che viaggia con la fotocamera dietro , per esempio oggi ero in giro per il Paesello ed ho visto una cosa interessante ho tirato fuori il cellulare ed ho fatto la foto al volo , vedasi allegato , senza dover tornare a casa a prendere la fotocamera professionale ecc.ecc. , poi abbiamo tutte le limitazioni di questo mondo e difatti quando ho fatto qualche filmato per dei clienti , il cellulare e' rimasto in tasca usando la telecamera semiprofessionale che ho a casa e che uso quando voglio fare qualcosa di serio .
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Re: Parliamo di fotografia
Io, che non sono uno normale, invece viaggio con la fotocamera dietro; è una compatta ma sembra quasi una vera macchina fotografica e fa delle foto quasi belle, cioè tutte quelle che pubblico sul forum. E' una Canon G16 e sta perfettamente nel borsello assieme al treppiede ed al mio telefono da 7 pollici.
La uso quasi sempre in manuale o a priorità di diaframma, impostando manualmente, di volta in volta, la sensibilità ed il bilanciamento del bianco.
Io però non mi guardo le immagini sul celulare ma sul monitor da 32"e quelle belle me le stampo in formato A4.
Ma io non sono uno normale.
Baci
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