Eravamo trentaquattro
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Eravamo trentaquattro
In realtà eravamo una decina di meno e in quei giorni tutto sembrava tranne che quei giorni, tanto erano presenti, fossero destinati a diventare passato.
Giulio Cesare oltre ad essere, come dice Svetonio, il nome del primo dei dodici Cesari,
è anche il nome di un liceo romano e, incidentalmente, quello di una canzone di Antonello venditti di cui oggi, per quegli strani percorsi che a volte fa la memoria, mi è tornata in mente una frase!
…eravamo 34 e adesso non ci siamo più.... e seduto in questo banco ci sei tu.
Ho pensato che la prima volta che ho sentito questa canzone seduta in quel banco, in fondo a sinistra, io mi ci sentivo come il naufrago delle vignette della settimana enigmistica. Seduto sotto una palma spelacchiata, per orizzonte una sottile linea nera.
Stamattina presto sono risalita dal ponte della musica verso la Flaminia per poi percorrere quest’ultima in direzione piazza del Popolo.
Le prospettive ampie del quartiere Flaminio fanno si che l’altezza dei palazzi raramente riesca a coprire la linea d’orizzonte, che questa mattina era di colore celeste chiaro.
ho pensato alla frase della canzone. Sono tornata con la memoria a quel banco, non lo facevo di non so quanti anni.
L'ho trovato, finalmente, vuoto! Ho pensato che forse è scampato a ministeriali ricambi di arredi e che forse il nome Anna, piccolo piccolo, inciso con l'ago del compasso uno degli ultimi giorni passati in quell’aula, è ancora li. Questo pensiero mi ha fatto un po’ tenerezza, appena un po’.
Anna
Giulio Cesare oltre ad essere, come dice Svetonio, il nome del primo dei dodici Cesari,
è anche il nome di un liceo romano e, incidentalmente, quello di una canzone di Antonello venditti di cui oggi, per quegli strani percorsi che a volte fa la memoria, mi è tornata in mente una frase!
…eravamo 34 e adesso non ci siamo più.... e seduto in questo banco ci sei tu.
Ho pensato che la prima volta che ho sentito questa canzone seduta in quel banco, in fondo a sinistra, io mi ci sentivo come il naufrago delle vignette della settimana enigmistica. Seduto sotto una palma spelacchiata, per orizzonte una sottile linea nera.
Stamattina presto sono risalita dal ponte della musica verso la Flaminia per poi percorrere quest’ultima in direzione piazza del Popolo.
Le prospettive ampie del quartiere Flaminio fanno si che l’altezza dei palazzi raramente riesca a coprire la linea d’orizzonte, che questa mattina era di colore celeste chiaro.
ho pensato alla frase della canzone. Sono tornata con la memoria a quel banco, non lo facevo di non so quanti anni.
L'ho trovato, finalmente, vuoto! Ho pensato che forse è scampato a ministeriali ricambi di arredi e che forse il nome Anna, piccolo piccolo, inciso con l'ago del compasso uno degli ultimi giorni passati in quell’aula, è ancora li. Questo pensiero mi ha fatto un po’ tenerezza, appena un po’.
Anna
Ultima modifica di Anna il giovedì 9 giugno 2022, 9:55, modificato 1 volta in totale.
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Re: Eravamo trentaquattro
Una serie di acquarelli dai colori sfumati e delicati...
E dopo tanto navigare, finalmente l'approdo ad una meritata consapevolezza e serenità.
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Re: Eravamo trentaquattro
LorenaTizianaV ha scritto: ↑giovedì 9 giugno 2022, 9:36 Una serie di acquarelli dai colori sfumati e delicati...
E dopo tanto navigare, finalmente l'approdo ad una meritata consapevolezza e serenità.
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Re: Eravamo trentaquattro
non conoscevo la canzone, ma è un altro discorso.
non ho mai tollerato la roma inutile, parassita e pulciara, dei minsteri e dellle deputate attività varie-ed-eventuali.
adoro invece la roma del popolo, lo zozzone e il carciofaro, er pizzicagnolo, er fruttarolo all'angolo che te lo mettono ar culo sistematicamente per 10 centesimi, che raccontano storie dalle melodie sinestetiche in quel profumo dolce fruttato e acidulo, che sa di nostalgia.
il piccolo contro l'immenso in un tempo che non sorge, che non tramonta.
sull'orizzonte celeste, le antenne selvagge, disorientate e logore, ultimo ricordo, ultima barriera umana contro la demenza digitale.
non ho mai tollerato la roma inutile, parassita e pulciara, dei minsteri e dellle deputate attività varie-ed-eventuali.
adoro invece la roma del popolo, lo zozzone e il carciofaro, er pizzicagnolo, er fruttarolo all'angolo che te lo mettono ar culo sistematicamente per 10 centesimi, che raccontano storie dalle melodie sinestetiche in quel profumo dolce fruttato e acidulo, che sa di nostalgia.
il piccolo contro l'immenso in un tempo che non sorge, che non tramonta.
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Re: Eravamo trentaquattro
"La porca, la porca! Ciavemo la porchetta, signori! la bella porca de l'Ariccia co un bosco de rosmarino in de la panza! Co le patatine de staggione! (...) Patatine de staggione, sori cavajeri e consijeri, sore spose mie belle! che so' mmejo che l'ova toste pe l'insalata. Mejo dell'ova de li capponi so', ste patate. V'oo dico io. Assaggiatele! (...)Uno e novanta l'etto, la porca! E' na miseria, signori! robba da fa vergogna, signori! a chi venne e a chi crompa! Uno e novanta l'etto, più mejo fatto che detto. Famese avanti co li baiocchi a la mano, sore spose! Chi nun magna nun guadagna. Uno e novanta l'etto, la porca! Carne fina e dilicata, pe li signori propio! Assaggiatela e proverete, v''o dico io, sore spose: carne fina e saporita! Chi prova ciariprova, er guadambio è tutto vostro.sylvix ha scritto: ↑giovedì 9 giugno 2022, 12:12 …la roma del popolo, lo zozzone e il carciofaro, er pizzicagnolo, er fruttarolo all'angolo che te lo mettono ar culo sistematicamente per 10 centesimi, che raccontano storie dalle melodie sinestetiche in quel profumo dolce fruttato e acidulo, che sa di nostalgia.
il piccolo contro l'immenso in un tempo che non sorge, che non tramonta.
sull'orizzonte celeste, le antenne selvagge, disorientate e logore, ultimo ricordo, ultima barriera umana contro la demenza digitale.
Da “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana; Carlo Emilio Gadda”
Quanto l’ingegnere milanese aveva profondamente capito questa città!
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Re: Eravamo trentaquattro
Che bello leggere post come questo, poesia pura, ricordi, nostalgia per un tempo che fu… grazie Anna e grazie Silvix, sempre anticonformista e pungente
Antonella
E' facile essere una femmina, bastano un paio di tacchi a spillo e abiti succinti. Ma per essere DONNA ti devi vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio (Anna Magnani)
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Re: Eravamo trentaquattro
E grazie a te Lella! Per come sei, per le tue parole belle e per esserci sempre
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Re: Eravamo trentaquattro
L'ho trovato, finalmente, vuoto! Ho pensato che forse è scampato a ministeriali ricambi di arredi e che forse il nome Anna, piccolo piccolo, inciso con l'ago del compasso uno degli ultimi giorni passati in quell’aula, è ancora li.
Anna, quanta vita in un pensiero...quanto sono fortunate le persone che ti conoscono dal vero...e forse non lo sanno.
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Marina
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Re: Eravamo trentaquattro
Marina cara, quanta vita nelle nostre storie. Un abbraccio e grazie per le parole belle belleMarinatravoi ha scritto: ↑giovedì 9 giugno 2022, 23:51 L'ho trovato, finalmente, vuoto! Ho pensato che forse è scampato a ministeriali ricambi di arredi e che forse il nome Anna, piccolo piccolo, inciso con l'ago del compasso uno degli ultimi giorni passati in quell’aula, è ancora li.
Anna, quanta vita in un pensiero...quanto sono fortunate le persone che ti conoscono dal vero...e forse non lo sanno.
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Re: Eravamo trentaquattro
pensavo Ti facesse piacere... o forse Ti stai lamentando perchè 10 centesimi sono troppi???
"Si può essere tutto quello che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere" Freddy Mercury
Ma sarà vero? Roby_60
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