il mio coming out (quarta e ultima parte)

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marinamtf
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il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da marinamtf »

Allora, sì, lo so ci ho messo tanto, tanto tempo.

Sono riuscita a scrivere al mio amico la quarta parte che, premetto, ho scritto
faticosamente e faticosamente rileggo. Sono cose per la maggior parte passate,
ma non tanto, perché comunque gli strascichi si sentono ancora.

Tuttavia la situazione è cambiata perché i ragazzi sono più grandi e, pian piano,
si fanno una loro idea del tutto.

Non voglio spaventare nessuna con figli. La mia è stata una situazione difficile, pesante
e non so che altro dire se non che io sono più delle accuse che ho ricevuto.

Per voi sono una persona casuale, su internet, potete credermi o no, fa lo stesso, io
il mio messaggio l'ho mandato e penso che dalle mie azioni si capisca chi sono.

Marina




Ciao,

Questa quarta parte sarà diversa dalle precedenti perché
adesso c'è di mezzo un'altra persona, la mia ex moglie. Tu Elisa
la conosci abbastanza bene, e conosci anche i primi tempi della
nostra separazione, ma non tutto, perché ad un certo punto la
situazione divenne talmente brutta e fuori da una seppur minima
normalità che io mi vergognai anche a darti certi aggiornamenti e
rimanevo sempre sul vago: ti davo solo notizie vaghe dei processi
e delle cause in corso, questo perché appunto la situazione era
talmente strana e anormale che io stessa non sapevo bene come
parlarne.


Voglio fare un inciso, prima di iniziare... ma penso che
sia chiaro dalle date. Marina non è stata la causa della
separazione (io mi separai nel 2010, Marina nacque nel 2013), né
io sono stata la causa della mia difficoltà con i figli. Anzi!
Cioè lo stato non ha tolto i figli a Marina, ma Marina è nata
perché lo stato voleva togliere i figli a Lino e se li è
ripresi... curiosamente io ho _migliorato_ la situazione con i
miei figli dopo esser uscita allo scoperto, ma ne parleremo.

Elisa sapeva del mio passato di travestimenti e di dubbi,
talvolta anche nel matrimonio avevo, ogni tanto, messo qualche
capo di abbigliamento femminile (in casa) nei momenti di stress
ma questo non venne fuori nei primi tempi della separazione.
Elisa e la sua famiglia non lo usò contro di me, usò altro,
stranamente, falso, mentre magari avrebbe potuto usare questa
cosa vera.

Alcune cose appunto le sai già, ma molte no. Preparati,
perché è una storia di quelle toste. Ah, intendiamoci, io reputo
Lino innocente di tutte le accuse fatte, Elisa direbbe il
contrario. Io mi limito a dare i fatti, tu... sei libero di
vederla come credi.

Ora è il momento di togliere quel velo di vergogna,
perché è proprio lì dietro che c'è l'innesco per Marina; certo,
io mi sentivo innocente, ma quando hai tre processi penali in
corso incominciati da cinque persone della stessa famiglia che ti
hanno denunciato per cose che non ci sono (sicuramente quattro
insesistenti e strumentali, per la quinta, quella di Elisa, c'è
un discorso complesso) cominci a non saper bene come raccontare
la cosa agli amici, persino a te, persino adesso dopo tanto
tempo, perché, come disse una volta una mia amica, tu puoi anche
essere innocente, ma alla fine il dubbio che tu abbia qualcosa
c'è; la calunnia ha questo di brutto, non te la toglierai mai
anche perché poi, ufficialmente, Lino è stato condannato in tutti
e tre i processi fino in Cassazione, (ho anche scontata la pena
di uno di questi, in casa, ai domiciliari, negli altri due ho una
pena sospesa perché incensurata ma ci arriveremo...), e quindi il
proclamare la propria innocenza ha un senso ancora più difficile;
perché va contro il senso comune, come mai una persona condannata
è innocente? Può capitare? Purtroppo sì, a me è capitato, ma il
problema è sempre quello che ascolti una sola campana, la mia.
Sei libero di credermi o no, tuttavia tu mi conosci da una vita
oramai, e penso che tu sappia fare le tare di ciò che è realmente
successo.

Tuttavia, invece, nel civile io, Marina, ho "vinto",
curiosamente. E qui è la prima notizia: nei processi penali il
mio transessualismo, sebbene fosse noto (è il classico segreto di
Pulcinella...), non è mai saltato fuori in modo evidente agli
atti, per lo stato io ero l'imputato Lino. Era comodo, diciamo,
perché per lo stato è molto comodo condannare un uomo accusato da
una donna e dai suoi familiari, più rapido; se il Giudice avesse
dovuto condannare Marina ci avrebbe forse pensato due volte. E
Lino è stato condannato, appunto. Nel civile, invece, sebbene
ovviamente nei documenti ufficiali io sia al maschile perché,
purtroppo, non ho ancora transitato anagraficamente, il mio stato
è scritto nero su bianco, con contorcimenti grammaticali dove "il
sig. F." diventa poi "la signora Marina" due righe dopo, e alla
fine ho ottenuto, come Marina, quel che volevo, ossia
l'affidamento condiviso e più o meno il 50% di tempo con i miei
figli con una decina di pernottamenti al mese. Ma dopo vari, vari
anni, praticamente nel 2019, dal 2011 che era incominciata la
vicenda.

Ma questo non ti stupisca: nei processi penali c'era la
mia parola contro quella di Elisa e dei suoi familiari e per lo
stato la "femmina" ha ragione e il "maschio" torto, di default;
sebbene trans, per lo stato io ero sempre il "maschio". Sta
proprio qui l'innesco di Marina, dopo più di vent'anni, dopo la
pausa indotta dallo schiaffo delle coccinelle, nel punto più
profondo del cammino di Lino, quando praticamente gli avevano
fatto toccare il fondo. Perché Lino capì che l'unico modo per
uscire da quell'incubo era mettere in discussione quel "maschio",
e vedere che non era possibile per Lino difendersi nel ruolo di
Lino, l'unico modo era uscire allo scoperto. Era il fondo. Ma
quale fondo?

Andiamo in ordine e riprendo più o meno il filo
dal settembre 2012, quando tu per l'ultima volta hai visto i
ragazzi, anzi, bambini: all'epoca Maria ne aveva otto, Francesco
quattro.

All'epoca, ti ricordi?, Vedevo i bambini in modalità semi
protetta, a causa della prima CTU, in quella parrocchia, con
quella signora, Carla, che in qualche modo supervisionava anche
se, diciamo, avevo comunque una certa libertà di movimento
all'interno dell'oratorio e comunque la frequenza non era proprio
disastrosa: potevo vederli due pomeriggi a settimana e un sabato
ogni due dal mattino alla sera.

Sapevo già dell'esistenza di due processi penali contro
di me (il terzo era ancora in cammino). Il primo era a Salerno,
cominciato da Elisa stessa: art. 512, maltrattamenti in famiglia.
In tale processo lei si lamentava di tutta la vita al sud: la
casa in campagna, la mia vita semplice, ma che lei tornata al
nord rifiutava in toto, la casa da sistemare, senza ancora un
impianto di riscaldamento efficiente (come sai andavamo di stufa
a legna...), si lamentava del fatto che non curassi i bambini,
che dessi loro poco da mangiare, che non comprassi medicine, che
le dessi pochi soldi per le spese di casa, ecc...

Il secondo processo, per lesioni e violenza privata,
riguardava due episodi del gennaio e febbraio 2011. Le denunce
erano della mia ex suocera e della sorella più piccola di Elisa,
Grazia. Qui è uno di quei casi in cui io posso dire la mia
versione...e tu mi puoi o no credere. Per correttezza ti dico
entrambe le versioni.

Episodio del 14 gennaio 2011.

Luogo: uscita di scuola elementare di Maria, ora, circa
16.45. Attori: io, mia suocera, Elisa e Maria.

"campana di mia suocera-Elisa": esce Maria di scuola, la
suocera la porta in auto, io non faccio chiudere la portiera e
faccio prendere freddo alla piccola perché sostengo che la devo
prendere io. Maria piange e si farà la pipì addosso (fa prima
elementare).

Versione mia: era il mio giorno, avrei dovuto prendere
Maria e Francesco per il weekend secondo la consensuale che io ed
Elisa avevamo firmato a Salerno. Il giorno prima Elisa mi aveva
detto che non me li avrebbe dati perché Maria stava male. Il
giorno dopo per scrupolo vado a scuola e mi dicono che Maria
invece sta benissimo ed è in classe serena. Le maestre comunque
non mi fanno andar via perché devono parlare a noi genitori, vi
avremmo convocati comunque. Chiamano Elisa e si presenta con la
madre che però viene mandata fuori scuola ad attendere. Fanno un
colloquio, oramai è quasi ora di uscita, mi trovo con Elisa al
cancello della scuola. Mi dice che mi darà la bambina, ma non
Francesco. Esce Maria, viene da noi, io allora ero convinta di
prenderla, arriva la suocera da dietro che me la prende in
braccio e la carica di peso in auto. Vado per rincorrerla, per
dirle guardi che sua figlia mi ha detto di prenderla, dico anche
ad Elisa parla a tua madre, ma lei in silenzio. Non riesco a
smuoverla e certo, sto dalla porta perché lei ha già messo in
moto, le dico parliamo, parli con sua figlia ma lei vuole andare
via... e dopo un po' le lascio andare. Maria è silenziosa,
osserva. Non credo di faccia pipì addosso, sicuramente non
piange, forse è terrorizzata questo sì.

Episodio del 24 febbraio 2011

Luogo: consultorio familiare di Asti

versione di Grazia, sorella di Elisa. All'uscita del
consultorio dove mi avevano fatto vedere Maria e Francesco io
prendo Francesco dalle mani di Grazia ed in più le do un calcio.

versione mia: Elisa non mi faceva più vedere i bambini da
circa un mese, su mia insistenza disse di venire al consultorio
dove si presentò con sua madre e sua sorella. Li vidi per un po',
poi il consultorio chiudeva, era una bella giornata c'erano le
giostre dissi ad Elisa accompagnami alle giostre facciamo due
passi, lei disse di sì, ma all'uscita la suocera prende Maria e
Grazia prende Francesco (due anni e mezzo) che urla e si dispera
chiamando "papà". Io vado da lui almeno per consolarlo, intanto
Grazia era salita in auto e lo abbrancava perché lui voleva
venire da me, le dico almeno fammelo calmare, dammelo in braccio
e lei mi dà un calcio, chiude la portiera e se ne vanno.

Testimoni dei due processi: i maestri della scuola
elementare di Maria e le operatrici del consultorio... tutti
dissero non abbiamo visto nessun episodio di violenza. Era quindi
la mia parola contro la loro, chi pensi che il giudice abbia
ascoltato?

Sentenza di primo grado: Aprile 2016, condannata a un
anno per violenza privata e lesioni. 2017 appello, ridotta a sei
mesi, 2018 definitiva in Cassazione.

All'epoca, di questi due processi, nel 2013, c'erano
state solo una - due udienze, io ero ancora abbastanza fiduciosa
di essere assolta. Ma ovviamente non era bello avere questa spada
sopra anche perché l'avvocato di Elisa usava questi processi come
"arma" per dimostrare nel civile che io fossi un cattivo genitore
e che non potessi prendere i bambini in modo autonomo.

La prima perizia infatti, presa da queste paure, mi aveva
tolto i bambini in modo autonomo e nel 2012 aveva inventato
questa cosa di vederli in oratorio con la presenza di questa
signora Carla che, comunque, dopo un po' si faceva i fatti suoi e
me li lasciava prendere anche per portarli a prendere un gelato o
ai giardini, basta che non mi allontanassi troppo dalla chiesa.

Ovviamente a lei avevano detto che io ero "pericolosa" ma
lei stessa non vedeva, dopo un po', questa pericolosità e mi
diceva: ma cosa realmente è successo?

Torno un attimo indietro perché ti devo anche spiegare
come si arrivò nella primavera 2013 ad un'altra causa civile che
fu poi il mio innesco.

Allora, tu venisti ad Asti nel 2012, settembre. Due mesi
dopo arrivò la decisione del giudice di annullare la causa di
separazione di Asti perché io ed Elisa avevamo già fatto una
causa di separazione a Salerno dove invece lei mi dava i bambini
al 50% del tempo e non si lamentava di nulla. Era poi al nord,
tornata al nord e "pompata" dalla madre e dalle sorelle, che
aveva cominciato quella separazione giudiziale con la denuncia
per maltrattamenti travisando i fatti, dicendo che io l'avevo
"costretta" a firmare una separazione consensuale al sud, ecc.

Per litispendenza, dunque (parola che significa avere due
cause uguali in due tribunali), il giudice di Asti annullò la
sentenza provvisoria e cessarono gli incontri con i bambini con
quella signora che almeno avevano dato un minimo di normalità
alla faccenda. Elisa non mi fece vedere i bambini per circa tre
mesi, da dicembre 2012 a fine febbraio 2013. Lei subito cominciò
un'altra causa medesima, per separazione, chiedendo l'affidamento
esclusivo e per me il luogo neutro, neppure quella semi libertà
con quella signora, ma proprio uno spazio protetto perché, lei
sosteneva, io ero "pericoloso", manipolatore, ecc... Ovviamente
tutto al maschile.

In più, la suocera, come sai, giusto per aggiungere
benzina al fuoco, si era anche "inventata" un'accusa in cui
sosteneva che io aspettassi che Maria diventasse adolescente per
sverginarla. A sostegno di queste accuse diceva che un giorno mi
aveva visto leggere il saggio sulla "sessualità infantile" di
Freud, complessi di Edipo Elettra e quant'altro. E dire che poi i
giudici credono a queste cose... o, meglio non è che "credano"
(non sono sciocchi, checché se ne dica), è che per non sbagliare
loro intanto ti tolgono i figli, prendono tempo e poi li rivedi
dopo mesi o anni, e la controparte ha ottenuto quel che voleva,
prendere tempo, appunto, sperando che i figli prima o poi si
dimentichino dell'altro genitore.

La prima udienza di questa seconda causa di separazione
avvenne nel febbraio 2013. Il giudice stabilì una seconda perizia
per entrambi e, nel frattempo, però, diede ordine di far vedere i
bambini in luogo neutro in attesa del risultato della perizia. Mi
fece intendere, il giudice, che era una cosa provvisoria,
questione di pochi mesi e poi si sarebbe sbloccato tutto...

Il luogo neutro cominciò nel marzo 2013. Non vedevo i
bimbi da circa tre mesi. Non so se sai cosa sia il "luogo
neutro", allora, semplicemente ti mettono a disposizione una
stanza, nel mio caso era una classica stanza da ufficio con
tavolo, alcune sedie, c'è un falso specchio da dove ti possono
controllare dalla stanza a fianco, ma per i primi tempi
l'educatrice entrava proprio in stanza con me e i bambini, poi,
dopo qualche tempo, anche lei capito che non ero la persona
pericolosa che sembrava essere dagli atti dei processi, mi lasciò
tranquilla, anche se non potevo uscire dall'edificio. C'erano
alcuni giochi, dei pennarelli. Io portavo la merenda (li vedevo
il mercoledì all'uscita di scuola, dalle 16.30 alle 18.30, li
portava Elisa ma non ci facevano incontrare, l'educatrice
prendeva i bambini da Elisa e poi li riportava a lei, anche
questo, però, dopo un po', decadde e cominciai a rivedere anche
lei che, naturalmente, a me non diceva nulla, per lei era tutto
normale.) e giocavo con loro.

Non mi avevano di certo dimenticata, questo era un bene.
Ma era anche un male perché Francesco specialmente al momento di
staccarsi da me non è che fosse molto contento.

L'otto aprile 2013 arriva la prima relazione dei servizi
sociali, te ne copio un pezzetto:

"L'educatore professionale, presente agli incontri, ha
potuto osservare una dinamica relazionale tra padre e figli. E'
evidente come i bambini trovino nel padre un compagno di giochi,
che fin'ora si è sempre presentato puntuale ed adeguato nelle
relazioni con i bambini. Il Sig. F. arriva agli incontri
organizzato: porta colori, merenda oggetti adeguati. I minori
Maria e Francesco a loro volta accettano di interloquire con il
padre su argomenti vari, legati alla loro quotidianeità, senza
però mai scendere troppo nel personale e nel particolare".

Maria aveva paura di parlare troppo di ciò che accadeva
dalla mamma, mi dirà in seguito.

Intanto in aprile incomincia la seconda perizia.
Incomincia bene, direi, nel senso che la CTU mi fa capire che
appunto il luogo neutro è qualcosa di temporaneo e che prima o
poi, più prima che poi, mi daranno di nuovo i bimbi in libertà.

Tuttavia, e qui arriviamo al punto nodale, nel giugno
2013 arriva la prima bozza di perizia che, però, sembra
contraddire. Sembra che di nuovo la versione di Elisa vinca e la
CTU si lascia convincere dalla sua (e da quella della sua
famiglia) aria di vittima. Ecco alcuni passi di questa CTU:

"La signora B., dal funzionamento dipendente, si appoggia
in modo incondizionato al signor F., che per suo modo di stare al
mondo, dotato di alte competenze cognitive ma non adeguate
capacità di approccio interpersonale, costruisce per sé e la
compagna una concezione di vita borderline, funzionante nei primi
anni di convivenza. La fusionalità tra i due ed i progetti del
F., apparentemente compartecipati dalla B., si sgretolano e si
trasformano fino alla rottura piena con la nascita di Maria ed
ancora di più con l'arrivo del piccolo Francesco e il
trasferimento nella casa in Irpinia.

La signora B. inizialmente segue adesivamente il
trasferimento del compagno nel progetto di trasferimento a Napoli
e il successivo licenziamento di questi nell'azienda dove lavora
e poi si appassiona all'idea bucolica della ristrutturazione
della casa del nonno paterno del F. Viene "circuita
intenzionalmente" in un rapporto invischiato con il compagno che
la coinvolge senza attivarla e a cui lei aderisce passivamente."

Ecco... poi ci sono le conclusioni preliminari che però
sono scritte PRIMA che la CTU mi veda con i bambini (questo è
importante, perché poi cambieranno le cose).

Eccole:

"Si suggerisce un affidamento esclusivo alla madre con
collocazione dei minori presso di lei."

Poi parla di come io dovrei vedere i bambini e si dice
che comunque lo spazio neutro sarà attivo almeno fino al 2014 e,
se mi comporto bene, da settembre 2013, mi farà andare con loro a
scuola o da qualche parte, ma senza portarli a casa mia.

Li potrò portare a casa mia da marzo 2014 in accordo con
i servizi sociali fino a cena e riportarli a casa della madre
alle 20.30. Conclude con:

"Al momento non sono pensabili momenti più lunghi tra
padre e bambini e si escludono pernottamenti presso l'abitazione
del F.".

Ecco. Questa era la situazione per Lino nel giugno 2013.

La perizia non era però finita, mancava la parte forse
più importante, cioè l'analisi di come i bambini stessero con me
ed Elisa, ma comunque questo bastò a farmi capire che c'era un
problema.

Aveva fallito Lino perché non era riuscito a far capire
il dramma suo (aver sposato una donna che non voleva far la madre
e che una volta tornata al nord si era trincerata nella famiglia
allargatta di sua madre e sorelle) e neppure il dramma dei
bambini (che per la verità volevano sempre star con me, fin
dall'inizio della separazione).

Ovviamente c'era anche la questione dei processi penali
che pesava, anche se all'epoca non si era arrivati al primo grado
in nessuno di essi. In "teoria" io ero innocente, fino a prova
contraria, ma ovviamente ciò pesava sul giudizio della CTU.

Ma Lino non era violento. Tutto al contrario, anzi, ero
stata una vittima di violenza da parte della famiglia di mia
moglie in quei due anni di separazione (e poi anche durante il
matrimonio ma questo pazienza). Solo che non potevo esprimerlo
perché avevo dunque fatto Lino e come Lino dovevo subirne le
conseguenze. Ma ero Lino? Come potevo veramente far capire alla
CTU che Lino non era Lino, che io non ero QUEL Lino che Elisa e
la sua famiglia volevano far vedere?

Messa all'angolo, senza via d'uscita, con la prospettiva
di vedere per un altro anno i bambini in luogo neutro, in quella
stanzetta così, con due giochi, osservata, come una specie di
persona pericolosa, mentre i figli ogni volta cominciavano a
chiedermi di vedermi di più... ecco che comincio a pensare che
l'unico modo per far capire chi sono... è far capire chi sono.

Certo, è un rischio, ma tanto... insomma, poi la CTU
avrebbe cambiato idea una volta vista me con i bambini ma in quel
giugno 2013 non lo potevo sapere, la prospettiva era già segnata.
Luogo neutro per un altro anno ancora e niente pernottamenti a
casa mia.

Era il periodo fra il 12 e il 18 giugno 2013... dovevo
fare qualcosa, a parte il suicidio, c'era che cosa? Sapevo che
non ero del tutto Lino, ma era possibile che... che fossi
qualcosa d'altro? Non mi riconoscevo in quel ritratto, non ero
io, non ero quel genitore pericoloso, ma come farlo capire?

Non ero riuscita a difendere i bambini come Lino, perché
come Lino la mia assertività, che comunque era molto bassa,
veniva scambiata per manipolazione, grazie alla mia intelligenza
superiore, ma molto logica e poco emotiva. Avevo costruito, nel
corso degli anni, una figura maschile vuota, aveva funzionato
come guscio, ma dall'esterno faceva paura, proprio perché vuota.

Un uomo "vuoto" faceva più paura di un uomo "cattivo" e
questo era il prezzo da pagare per aver recitato una parte.
L'unica reale soluzione era il suicidio, ma non di tutta me
stessa, solo della parte che avevo recitato. Lino doveva morire,
anche a costo di perdere del tutto i ragazzi dovevo rischiare;
lasciare quella maschera.

Ritornai a essere me stessa in casa, non avevo nulla di
femminile, ricominciare daccapo, avrei potuto rinnovare il
guardaroba, potevo riprendere a essere me stessa in casa, del
resto lavoravo in casa, non mi sarebbe costato nulla. Ma no.
C'era altro. Dovevo farlo capire all'esterno. Perché lo _ero_
vero? Lo _ero_ sempre stata, solo che ne avevo avuto paura,
sempre. E qui sta la rottura dello schermo, nella notte tra il 18
e il 19 giugno 2013.

Ah, giusto per inciso: ti posso già togliere una
curiosità. Da dove nasce il nome Marina. Semplicemente guardai il
calendario e c'era come santa... santa Marina il 18 giugno (non
tutti i calendari lo segnano...). Va bene, lo presi... e se poi
ti mettessi a leggere la vita di questa santa è curiosa, perché
in realtà visse come uomo in un convento di frati come Fra
Marino, e le avevano affidato un figlio non suo... guarda le
coincidenze!

Naturalmente non andai subito al femminile dal 20 giugno
2013 all'esterno, ci fu un periodo di transizione. Quello che
sapevo era di non esser più Lino, aver capito ciò che c'era
dietro. Chiamai subito il Cidigem di Torino che dopo pochi giorni
mi richiamò e mi diede un appuntamento per inizio agosto.

Io cominciai da quel momento a cambiare. Ovviamente non è
semplicissimo. Avevo 40 anni, non ero MAI uscita allo scoperto al
femminile, l'ultima volta che avevo del tutto indossato capi
femminili sarà stato una ventina d'anni prima.

Ciò che mi salvava era la mia struttura fisica, il fatto
che conservassi abbastanza capelli... cominciai lentamente a
virare verso il femminile facendo prove, sbagli, riprove...
cominciai a rinnovare il guardaroba.

All'inizio feci coming out con te e poche altre mie
amiche, ma non vi dissi ciò che ci stava dietro. Gli incontri con
la CTU ripresero, mi presentavo con lei al maschile, anche con i
figli, per ora cercavo ancora di separare le cose, ma sapevo che
prima o poi le avrei dovute riunire.

La CTU fu colpita da come i bambini si comportassero con
me, rispetto alla madre tanto che la perizia definitiva,
depositata a settembre 2013 cambiava un po' tono.

Rimaneva il luogo neutro, ma non c'era più l'affidamento
esclusivo, ma condiviso. Una piccola vittoria, ma significativa.

Nel frattempo continuavo la trasformazione, naturalmente
senza altro ausilio che me stessa, il mio buon gusto e ciò che
avevo imparato da adolescente con i travestimenti. Cominciai ad
andare al Cidigem ma all'epoca prima di darti l'OK per l'inizio
della transizione volevano farti un periodo di psicoterapia di
sei mesi almeno, poi psichiatra, ecc. quindi mi basavo solo su di
me, niente ormoni.

Nel periodo tra giugno-luglio feci solo esperimenti di
abiti femminili ma non troppo, non ancora osavo vestiti o gonne,
i capelli erano ancora decisamente corti, ma per fortuna ne
avevo ancora. All'inizio venivo ancora presa come maschio,
naturalmente, all'esterno ma poi verso agosto cominciai a notare
una differente percezione delle persone, dei secondi sguardi,
degli imbarazzi.

Il momento epocale fu un giorno di settembre quando andai
per la prima volta dal medico di famiglia a prescrivermi gli
esami del sangue; era la prima volta che andavo in quello studio
(non sono mai stata molto vicina ai dottori, per fortuna) e dissi
alla reception: "Sono F., ho un appuntamento con la dottoressa
G.". "Si accomodi", mi disse la segretaria.

Dopo un po' sento chiamare ad alta voce: "Signora F.?"

Signora. Per la prima volta vengo chiamata signora, fa un
effetto strano. Mi alzo, vado... sembra strano ma è così.

Da qui diciamo la mia transizione è in discesa, già prima
mi consideravo "uscita allo scoperto", ero al maschile solo
quando andavo nel luogo neutro per vedere i figli e per le
udienze con i giudici o i servizi sociali. Ma per il resto ero
sempre al femminile. Asti non è New York, sapevo che prima o poi
qualcuno mi avrebbe visto, ero pronta? Forse no, ma non potevo
farci nulla. Più il mondo mi dava "conferme" del mio essere
femminile (e, credimi, te ne accorgi quando il mondo ti chiama
"signora" per "pietà" o "gentilezza" o perché genuinamente ti
scambia per signora) più sapevo di fare la strada giusta.

Due esempi sciocchi:

Vado all'ospedale per fare le analisi del sangue per
l'endocrinologa di Torino. All'ingresso mi dicono: Signora per il
pap test prenda il numero.

Vado a rinnovare l'assicurazione dell'auto. La signora mi
guarda e dice: "Signora ma chi è l'intestatario dell'auto, il
sig. F? E' suo marito?", "No, guardi, sono io, è che non ho
ancora cambiato i documenti"... e mi guarda... mi scruta... e poi
mi sorride e procede.

Ecco, il "mondo" sembra accettare Marina, gli incontri a
Torino procedono, dai bambini però vado sempre da papà, voglio
per ora aspettare per parlare ai servizi sociali.

Faccio coming out un po' con tutti, anche al lavoro...
tranne che a mia madre che, comunque, un po' si accorge di
qualcosa e mi dice: "voglio Lino non Lina", ma, apparentemente,
non mi fa guerre, dice solo di non fare cose irreversibili. Cerco
di non preoccuparla, lei non sta vedendo i nipoti da un anno...

L'inevitabile accade a febbraio 2014

I servizi sociali mi dicono che qualcuno (non so bene
chi, ho qualche sospetto, un amico della famiglia della mia ex)
mi ha vista in abiti femminili in giro per Asti.

E' il momento: dico che stavo per raccontare tutto e
vuoto il sacco: sono in transizione a Torino. I servizi non la
prendono male, mi dicono solo di aspettare per i ragazzi e di
cominciare a parlarne ad Elisa. All'epoca eravamo in mediazione
familiare, ne parlerò per marzo. Elisa non casca proprio dal
pero, qualcosa immaginava ma ovviamente usa questo contro di me.

Nell'udienza successiva, a maggio 2014, il giudice viene
a sapere questa cosa e ordina un'estensione della perizia.

Nel frattempo il Cidigem di Torino mi consiglia in ogni
caso di non cominciare proprio adesso la terapia ormonale, mi
chiedono di aver pazienza e aspettare. Accetto. Per quanto mi
riconoscano trans mi dicono prima di sistemare la cosa con i
ragazzi.

Quindi vado di nuovo in perizia come Lino, in un certo
senso sono costretta/caldamente consigliata a detransizionare ma
nello stesso tempo a giustificare il mio periodo di vita come
Marina.

La CTU per la verità è molto dolce con me e non pone
vincoli al mio essere trans per la genitorialità. Anzi: conferma
l'affidamento condiviso e mi dà per la prima volta, dopo quasi
cinque anni, i weekend con i bambini che incominceranno per la
prima volta il marzo 2015.

Ecco, questa è la mia storia. Adesso, dal 2020, con i
ragazzi più grandi, ho deciso di parlare loro e di ritornare a
transitare, penso che questo sia il momento giusto, né troppo
grandi, né troppo piccoli.

Maria e Francesco oramai dal settembre 2020 mi vedono al
femminile, penso che mi abbiano accettata anche se per loro sono
sempre "papà", ma per esempio vado da Francesco a parlare ai
professori come Marina e nessuna dice qualcosa. Certo, ci sono
equivoci: vado a prendere Francesco a scuola magari perché ha mal
di pancia e dicono "c'è la mamma di Francesco che lo viene a
prendere", ma poi devo firmare con il mio nome antico. Pazienza.

Maria si lamenta del mio modo di vestire, troppo da
"signora" ma per il resto mi sta vicina; ogni tanto mi trucca o
mi prende un po' in giro ma sostanzialmente dice che mi
preferisce così che prima. Prima vedeva solo un papà strano, ora
capisce la natura di questa stranezza e tutto è più chiaro.


Dopo tutto questo che ho scritto, dopo queste parti, non
so cosa hai capito di me e di ciò che sento.

Ora sono allo scoperto, diciamo che l'unica che sa ma non
vuole sapere è mia mamma, ma credo che sia ragionevole. Non posso
forzare una mamma di 70 anni a pensare che il figlio di 49 sia
una figlia; penso che quell'aspetto sarà sempre grigio. Ne ho
parlato al cidigem, pazienza.

Ovviamente Elisa vorrebbe sempre togliermi i figli, ma
Maria tra poco è maggiorenne e vuole andarsene da lei, Francesco
rimane il punto debole.

Lei tira di nuovo fuori la storia di Salerno e dei
maltrattamenti. Io non ci posso far nulla, non ho testimoni, non
sposarti mai senza testimoni. Certo, ho te, ma non vali, cioè...
cosa puoi dire? Ci hai visti a Colliano una volta sola. Non era
mica piena di lividi Elisa.

Certo, la casa era da finire da ristrutturare ma non era
una capanna in Niger. Non so.

Ho questa eredità di Lino, pesante.

Ho voluto provare a fare il marito padre e questo è ciò
che ho. Due figli carini e simpatici ma tre processi penali
conclusi e un'altra CTU in corso.

Avessi saputo... certo... è andata così, guardo ai miei
anni passati, avrei potuto transitare prima, mi sarei evitata
questo caos, ma capirsi è un viaggio e comunque forse volevo
essere genitore, malgrado tutto. Questo non sarebbe un coming out
completo se non dicessi che sono due cose diverse la accettazione
del proprio essere trans e la transizione, specie in tarda età.

Nel 2013 ho accettato il mio essere trans, ma nel 2014 ho
detransizionato, o, meglio, messo in pausa la transizione, per i
figli. Nel 2020 questo non è stato più possibile perché una delle
condanne penali è andata esecutiva (le altre sono sospese) e ho
dovuto fare sei mesi ai domiciliari. Era strano... era il periodo
del lockdown in primavera 2020.

Tutti eravate chiusi in casa, io anche, ma ancora di più
perché dovevo scontare la pena. Andai anche una volta a settimana
al museo paleontologico di Asti a fare servizio riparatore.
Pensa, ho messo loro a posto la VPN per fare telelavoro, non sono
una sistemista, mi sono ingegnata.

Avrei potuto chiedere qualcosa a te ma mi vergognavo e
poi comunque forse non è neppure il tuo campo.

usavo il loro firewall, malgrado condannata dopo una-due
settimane il direttore del museo mi diceva: "Ma perché sei qui?
Io non ci vedo nulla di male" e mi ha dato tutte le password del
museo. Giravo liberamente nei loro server.

Ma stavo male, era un altro urlo degli agnelli, il
secodo, fortissimo. Francesco aveva bisogno di me, non aveva
scuola, in prima media, si stava lasciando andare; non ce la
facevo più a tenerlo come Lino, non sono mai stata un padre
autorevole, capii che per farlo un po' studiare e staccare da
YouTube e Minecraft dovevo solo usare una gentilezza e pacatezza
che a Lino mancava. O, meglio, che Lino poteva avere ma veniva
scambiata per debolezza.

Lino non sa gestire la difesa, né l'attacco, non sa
gestire la violenza altrui alla quale reagisce congelandosi.

E' questo il nucleo fondamentale che innesca Marina; la
mia impossibilità sia di attaccare che di difendermi. Il mio
essere totalmente indifesa. E' un'identificazione con un genere
che più rappresenta questa mia caratteristica nella speranza che
il mondo, pian piano, capisca che non ha senso colpirmi se non mi
so difendere.

Per la seconda volta nella mia vita dovetti ritornare
Marina, anche all'esterno, questa volta credo definitivamente,
perché era l'unico modo per liberare la parte piccola autorevole,
mediata dal femminile.

Sembra strano ma ho avuto bisogno di diventare Marina per
recuperare Francesco, per cercare di farlo di nuovo studiare,
interessare ai libri in questi mesi di DAD, faticosamente riesco
a fargli leggere dei piccoli romanzi da ragazzo; avrei potuto
farlo da Lino?

Non so, penso di no, io non sono capace di rapportarmi a
lui da "uomo a uomo", ora spegni quel pc e vieni a fare i
compiti. Non sono capace a dire questo. E, se anche lo dicessi da
Lino, sembrerebbe falso o addirittura otterrei (l'ho provato)
l'effetto contrario, avendo un ragazzo oramai più alto di me che
mi sfida... ed io non so che fare. Mi blocco.

Come Marina cerco di usare il metodo dolce, impiego tanto
tempo, ma qualcosa ottengo. La strada è lunga, non è ancora fuori
pericolo e Elisa ancora rema contro. Mi dispiace, forse avresti
preferito un'altra storia per me, forse più romanzata e tra
l'altro non è ancora finita. Riuscirò a salvare gli agnelli
del tutto? Riuscirò a salvare me stessa, penso di aver pagato
abbastanza il non aver capito a fondo chi ero un tempo. Forse ti
ho deluso, forse non pensavi tutto questo dietro; forse
addirittura penserai al mio transitare come a una sorta di fuga
dalla realtà, una specie di suicidio rituale, perché non ho la
forza del suicidio fisico, allora uccido Lino semplicemente
transitando. Puoi anche pensarla così, io cerco ora la mia pace,
penso di aver dato abbastanza segni di come sono e il fatto che i
ragazzi, malgrado tutti questi anni di lavaggi del cervello,
vengano sempre con me, con gonna o pantaloni, penso che voglia
dire qualcosa.

A presto, se vorrai.

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da LellaB »

La lettura di questa parte della tua vita mi ha tolto il fiato. Impossibile trovare parole che non siano di compatimento o esprimano solidarietà. Ho visto coi miei occhi situazioni simili in cui la perfidia e la cattiveria, in lei si univano ad un profondo disagio psicologico. Quasi sempre donne capaci di rovinarti e uomini che per amore dei figli si lasciavano maltrattare. Ma in questo caos, in questa discesa agli inferi, hai trovato la vera te e forse hai salvato i tuoi cuccioli nonostante i lupi continuino ad aggirarsi intorno a te…
Buona vita Marina!
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E' facile essere una femmina, bastano un paio di tacchi a spillo e abiti succinti. Ma per essere DONNA ti devi vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio (Anna Magnani)

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da LorenaTizianaV »

Ad ogni riga del tuo resoconto cresceva la solidarietà con te, per ciò che hai vissuto e voluto condividere. Facile dall'esterno fare coraggio; ma forse il peggio è davvero alle tue spalle ed il futuro, seppur non semplice, sarà più nelle corde di Marina.
Grazie per la condivisione.

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da marinamtf »

LellaB ha scritto: giovedì 16 giugno 2022, 8:56 forse hai salvato i tuoi cuccioli nonostante i lupi continuino ad aggirarsi intorno a te…
alla fine è ciò che spero... grazie della lettura

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da marinamtf »

LorenaTizianaV ha scritto: giovedì 16 giugno 2022, 10:24 ma forse il peggio è davvero alle tue spalle ed il futuro, seppur non semplice, sarà più nelle corde di Marina.
Grazie per la condivisione.

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grazie a te della lettura.

il peggio è stato sicuramente quando erano più piccoli. Adesso bene o male
posso contare anche sulla loro diretta osservazione.

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da RosannaG »

Una storia molto dura da sopportare, sei stata molto forte.
È bello il fatto che ti abbia portata a contattarti, e a riconoscere l'inutilità della maschera che indossavi.
Tornando alla tua autenticità sei riuscita ad uscire da questa brutta storia.
Un abbraccio
Rosanna

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da marinamtf »

RosannaG ha scritto: giovedì 16 giugno 2022, 15:23 Una storia molto dura da sopportare, sei stata molto forte.
purtroppo qui c'è il survival bias.

Il fatto che sia qui a raccontarla chiaramente significa che sono stata forte.

Molt* purtroppo non ci riescono o non hanno la forza di uscire allo scoperto e non si notano.

Quando sei in mezzo purtroppo sei in ballo... e devi ballare.

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da stefania007 »

Porca miseria Marina , sono rimasta a bocca Aperta nel constatare quanta cattiveria ti ha investito, Posso solo dirti, il Karma gira e torna indietro e quando torna e' pesante....!!
Posso solo mandarti un grosso abbraccio e mandarti nel mio possibile tanta Positivita'🫶🫶🫶


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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da Roby_60 »

Quanto dolore e quanto amore.
Un abbraccio a Marina ed anche a quel povero innocente Lino...
R.
"Si può essere tutto quello che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere" Freddy Mercury
Ma sarà vero? Roby_60

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Re: il mio coming out (quarta e ultima parte)

Messaggio da marinamtf »

stefania007 ha scritto: giovedì 16 giugno 2022, 18:59 Porca miseria Marina , sono rimasta a bocca Aperta nel constatare quanta cattiveria ti ha investito, ImmagineImmagineImmagine🫶Immagine🫶Immagine🫶ImmagineImmagineImmagineImmagine


StefaniaDress
Io credo che la cattiveria in questo caso nasca da una errata identificazione.

Credevo di volere la famiglia eteronormale, ma per farla avrei dovuto essere uomo, non solo maschio.

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