Come cambiano i tempi...

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Ale
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Come cambiano i tempi...

Messaggio da Ale »

Aeroporto di Amburgo in tempi recentissimi. Una giornata incerta con il fascino del Nord profondo, così lontana dal caldo africano che mi aspetta a Roma. C’è poca poesia negli aeroporti, luoghi d’incontro e smistamento della merce umana. Il ticchettio dei tacci delle hostess, e la vetrina di varia umanità che in lento o forzato cammino, trascinandosi le valigie, cerca di recuperare spazio o tempo perduto, sbirciando il tabellone che indica il gate e l’ora di partenza. Oltre il tetto, invisibile infinito cielo e le nuvole aggrovigliate accettano gli aerei diretti a chi sa dove. Efficienza e malinconia. Osservo la gente, che scoperto il punto di imbarco, aspetta con ormai insostituibile telefonino o legge qualcosa senza mai scambiare mezza parola con il vicino seduto accanto. Mi accorgo che ahimè, sono anch’io diventata parte di questa congregazione che all’improvviso, ad un comando noto solo a noi, si alzerà per raggiungere pazientemente le lunghe file per interminabili, meticolosi controlli di sicurezza. Ormai è un rituale noto e rispettato da tutti, e lento passo accanto il nastro che trasporta i nostri beni destinati ai raggi X, prosegue senza intoppi. Ad Amburgo, il metal detector personale e diverso da quello abituale che ripete la forma di porta. È un panello davanti al quale bisogna assumere la posizione di croce di Sant’Andrea con gambe divaricate e braccia spalancate, specie di resa incondizionata di fronte al miracolo tecnologico. Ebbene, obbediente in questa X richiesta alla fine del percorso di controllo, ho fatto scattare acuto fischio dell’allarme. Siccome con l’orologio, braccialetto, collanina, chiavi, soldi spicci, cintura e ogni altra cosa in odore di metalli messi nell’apposito contenitore, continuavo a irritare l’infallibile congegno, mi hanno gentilmente chiesto di acconsentire ulteriore controllo personale, invitandomi nell’apposito ambiente previsto per tale scopo. Dentro la spoglia cameretta con una semitrasparente parete divisoria mi hanno chiesto di spogliarmi e rimanere con soli indumenti intimi. Fatto come richiesto, mi sono ripresentata alla robusta bionda in divisa. Con tono trionfale, appena vedendomi comparire, la giovane esclamò in inglese: “Of course! Hooks and clips! That’s it!” (Certo! Gancetti e chiusure! È questo!), “Please take off your garter belt!” (Cortesemente, si tolga il reggicalze!). Ho fatto come mi hanno indicato e poi di nuovo al controllo con detector manuale finalmente ho prodotto un silenzio assoluto. La ragazza, visibilmente soddisfatta con la scoperta della causa dell’allarme, mi chiese scusa dicendomi: “You know, the quantity of metal was over normal buttons and fly signal. In such case the controls are obligatory.” (Sa, dava segnale di una quantità di metallo che non si spiegava con soli bottoni e lo zip. In casi del genere, il controllo è obbligatorio.) Mi sono rivestita e ho ripreso la strada verso il gate, pensando che tutto sommato, controlli come questo rinforzano la fiducia per un viaggio tranquillo, ma poi, come un flash mi è toccato la mente il fatto che in tutta questa quindicina di minuti di controllo aggiuntivo, neanche per un attimo ho potuto constatare sorpresa, curiosità particolare, o addirittura un comento sul fatto che io, geneticamente e anagraficamente maschio, stavo lì in piedi con addosso la canottiera e lo slip femminili, il reggicalze e le calze di nylon, come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Ho provato di immaginare una situazione simile spostata indietro nel tempo di una trentina d’anni e sinceramente non riuscivo a concepire con la fantasia una scena comparabile. Con assoluta naturalezza e in modo spontaneo, un’autorità, con pieno diritto di chiedermi qualsiasi cosa, accettava il mio travestimento (o modo di vestire) senza fare un cenno al fatto che la mia carta d’identità e la mia apparenza erano in pieno disaccordo. Comportamento così, ci invita a dimenticare talvolta il peso delle cose e ci dà la speranza che il buon vecchio mondo si è finalmente incamminato sulla strada giusta. Quanto coraggio è servito, e quanta strada abbiamo percorso? Il cuore batte ancora pieno d’ansia, ma il sentiero pare meno ripido.

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LellaB
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Re: Come cambiano i tempi...

Messaggio da LellaB »

I tempi sono cambiati specialmente negli altri paesi europei. Nella mia vita lavorativa ho viaggiato molto e conosco i dettagli di una lunga serie di aeroporti, ma, soprattutto, ho avuto modo di conoscere molte culture. Devo dire che non in tutti i paesi è così, l’Olanda è un paese dove le questioni di genere non fanno più notizia da millenni, lo stesso l’Islanda. La Germania un po’ si sta aprendo, le altre nazioni europee non saprei, ma non mi pare che lo stiano facendo più di tanto. Comunque mi vengono in mente due considerazioni: tu passi per donna sennò ti avrebbe perquisito un uomo, in questo la security è molto formale e rispettosa del genere; secondo hai trovato una professionista che si è limitata a constatare l’oggetto non conforme senza altre storie. Questa seconda cosa, penso che non dia la misura di un cambio di atteggiamento verso i problemi di genere, ma solo della professionalità del personale. Del resto non credo che tu sia l’unica a portare il reggicalze…
Antonella : Nar :

E' facile essere una femmina, bastano un paio di tacchi a spillo e abiti succinti. Ma per essere DONNA ti devi vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio (Anna Magnani)

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Ale
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Re: Come cambiano i tempi...

Messaggio da Ale »

LellaB ha scritto: domenica 28 agosto 2022, 1:44 I tempi sono cambiati specialmente negli altri paesi europei. Nella mia vita lavorativa ho viaggiato molto e conosco i dettagli di una lunga serie di aeroporti, ma, soprattutto, ho avuto modo di conoscere molte culture. Devo dire che non in tutti i paesi è così, l’Olanda è un paese dove le questioni di genere non fanno più notizia da millenni, lo stesso l’Islanda. La Germania un po’ si sta aprendo, le altre nazioni europee non saprei, ma non mi pare che lo stiano facendo più di tanto. Comunque mi vengono in mente due considerazioni: tu passi per donna sennò ti avrebbe perquisito un uomo, in questo la security è molto formale e rispettosa del genere; secondo hai trovato una professionista che si è limitata a constatare l’oggetto non conforme senza altre storie. Questa seconda cosa, penso che non dia la misura di un cambio di atteggiamento verso i problemi di genere, ma solo della professionalità del personale. Del resto non credo che tu sia l’unica a portare il reggicalze…
Cara Antonella, ineccepibile tuo commento. A prima vista forse potrei mettere in difficolta qualcuno e passare come una non più giovane signora con qualche scompenso ormonale (visto che sono “piatta” come un tavolo da stiro), ma poi, documento in mano se ne accorgano credo. Come dettaglio tecnico, il reggicalze era della Rago a sei lacci con parecchio metallo presente, e non era strano che abbia messo in difficoltà il detector. Comunque, rimane positivo il fatto che tutto passava come una cosa del tutto normale. Per quanto riguarda l’uso del reggicalze ancora nella quotidianità, non saprei dirti quanto l’abitudine sia diffusa ancora. Trovo parecchie difficoltà a reperire le calze decenti di taglia mia ad un prezzo ragionevole.

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