Una gonna nera di foggia molto particolare, un camiciotto indossato sopra una canotta, dei collant Levante a microrete sovrapposti ai Wolford in microfibra, decoltè in tessuto elasticizzato, cavigliera.
C'è tutto ? No: per finire ci vuole una gran faccia tosta. Molti dicono che ho coraggio, io invece penso che ho solo diritto alla mia libertà.
Sono circa le 18:30, l'ora perfetta per l'aperitivo; il sole non brucia più, il traffico inizia a diminuire, è ora di andare, il bar Montecarlo di Lanzo è un posto discreto, intimo ed accogliente e ci voglio tornare spesso.
Stasera è una delle migliori occasioni e decido di osare il massimo.
La gonna che indosso è un modello pensato per le gare di ballo, ma quando l'ho vista su Aliexpress ho avuto un subbuglio nello stomaco e mi è stato impossibile resistere.
Ora che la indosso la sensazione è incredibile: é dotata di una mutandina integrata in tessuto elastico molto morbido che impedisce l'insinuarsi di sguardi indiscreti e permette così di muoversi senza timore di mettere in mostra parti intime.
Mi veste in maniera perfetta, esalta la lunghezza delle mie gambe e dona loro un aspetto sensuale e misterioso grazie alla rete e con le sue lunghe frange accompagna ogni mio passo trasformandolo in estasi.
Mi sento bellissimo e non intendo rinunciare a questa meravigliosa sensazione e quindi salgo in macchina, accompagnando i miei movimenti con la mano destra che pettina le frange per non che si sgualciscano sotto il sedere mentre guido.
La mia vettura ha il cambio automatico e l'assenza del pedale della frizione mi permette d'infilare la gamba sinistra sotto il volante e mantenere così una posizione comoda ed elegante anche guidando coi tacchi.
Allaccio la cintura e mi avvio, col cuore che gongola ed una lieve sensazione di ansia, come quando sapevo che il professore mi avrebbe interrogato l'ora successiva.
La macchina è in perfette condizioni e ronfa come un gatto, la strada scorre come un fiume silenzioso e placido accompagnandomi verso la mia mèta, il traffico è quasi assente e guidare in queste condizioni equivale ad una settimana di vacanza al mare.
Intorno a me una bolla di serenità e felicità: sono vestito come piace a me e sto andando a bermi un aperitivo all'aria aperta, davanti ad un bel giardino a pochi chilometri da casa mia.
Il mio sguardo ogni tanto viene catturato dal profilo delle mie gambe sotto al volante e quello che vedo è così raro e prezioso che stento a crederci. Una carezza mi conferma che non sto sognando: quelle sono proprio le mie gambe e finalmente me le posso godere come dico io.
In pochi minuti sono a Lanzo, il percorso è semplice e lineare, senza ostacoli e gimcane e come quasi sempre accade c'è un posto libero per parcheggiare a pochi metri dal vialetto che porta al bar. Vado fino alla rotonda per fare inversione ed in pochi istanti sono arrivato.
Ora controllo che non arrivi nessuno, apro la porta, appoggio il piede sinistro, afferro il borsello e ruotando il torso estraggo la gamba destra da sotto al volante per uscire.
Scritto così è solo una sequenza di movimenti, ma vi assicuro che eseguire, assaporare ed osservare al contempo quella sequenza mi dona ogni volta un'emozione che posso solo descrivere con le famose farfalle nello stomaco.
Ora sono fuori dall'auto e posso appoggiare la tracolla del borsello sulla spalla, chiudere la vettura col telecomando ed avviarmi col passo più felino che riesco a sfoderare. la mia postura è eretta, la pancia in dentro, il sedere un po' in fuori a causa dei tacchi, i passi sono lenti ma decisi e morbidi insieme, compatibilmente col fondo sconnesso. Presto la massima attenzione a schivare le fessure ed al contempo cerco di mettere un piede davanti all'altro come fanno le indossatrici. Alcuni passi vengono bene, altri meno ma io ce la metto tutta. Raggiungo il marciapiedi e le cose migliorano un po', posso concentrarmi sull'andatura ed accennare anche un lieve ancheggiamento, che aumenta certamente la sensualità del mio aspetto.
So perfettamente di essere vestito in modo molto provocante e per questo non voglio rischiare assolutamente di apparire volgare, bensì elegante.
Alcuni gradini da scendere mi danno un'altra occasione di sfoggiare una bella andatura ed in pochi attimi ho raggiunto il dehors del bar. La titolare mi ha già visto e mi invita ad accomodarmi dove preferisco.
Scelgo un tavolino con due sole sedie rivolto verso il giardino e poco più sotto, la stazione ferroviaria; poso il borsello, sposto la sedia, accompagno le frange e mi siedo, accavallando le gambe e rilassandomi il più possibile. Finalmente un altro piccolo sogno si realizza e mi godo il mio momento di felicità.
Ci sono altri clienti, ma sembra che non siano minimamente disturbati dal mio aspetto e posso rilassarmi e sorseggiare il mio Aperol spriz in santa pace, anzi in stato di grazia.
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