Per ora non mi è capitato di rinunciare una volta pronta o di non riuscire a scendere dalla macchina, la volta che è andata peggio e che ero da sola è bastata una mezz'ora in call con Steffi (Dio la benedica per la pazienza che ha con me) per convincermi a scendere e andare a fare il giro che poi è andato benissimo.
Certo al centro commerciale di Terni è stata dura, ma non ero sola c'era mia moglie e (guarda caso) c'era Steffi, insomma finora esperienze davvero traumatiche da farmi dire basta non lo farò mai più non ne ho avute e spero di non averne in futuro.
Se mi giro un attimo a guardare indietro mi rendo conto che dal 23 dicembre dell'anno scorso, prima volta in cui sono uscita in pubblico di giorno, ne ho fatte tante di cose, però avevo alle spalle quasi vent'anni di uscite in contesti protetti, di cene con il gruppo, di raduni, di shooting e di trasferimenti per raggiungerli, quei luoghi, e quindi proprio senza esperienza non ero, sapevo cosa vuol dire essere guardata e cosa significa rapportarsi con gli altri, e posso solo immaginare cosa voglia dire una prima uscita per chi non abbia mai fatto nulla di tutto questo.
Non voglio spaventare e neppure demotivare nessuna, voglio solo dire che aver paura è del tutto normale, come lo è provare imbarazzo e vergogna, ma questo non vuol dire che si stia facendo una cosa sbagliata ma solo che ci è stato insegnato che quella cosa è sbagliata e che per superare questo limite bisogna metterci del proprio, ci vuole impegno, bisogna crederci e ci vuole anche del coraggio, che non è quella cosa che ti fa passare la paura ma è quella che ti fa fare le cose anche se ti fanno paura.
Ho più volte scritto su queste pagine che questa cosa di uscire l'ho inizialmente fatta non perché lo volessi, ma perché sentivo di doverlo fare, ora che i timori iniziano a dissolversi e la paura non si manifesta più comincio ad apprezzare le sensazioni positive, che sempre più spesso sperimento, e la bellezza di poter andare in giro come in fondo ho sempre sognato di fare.
Pare un sogno, e non lo è: ne è valsa la pena, e spero che continuerà.
Tre giorni al limite
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Re: Tre giorni al limite
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Re: Tre giorni al limite
Ciao Anna,
Ho riletto bene tutta la tua discussione , hai espresso con le parole le sensazioni in maniera molto precisa.
Mi riallaccio al tuo commento sulla discussione " nasconderia " dove mi hai definita coraggiosa, perché ho affrontato già dall'prime uscite delle situazioni altamente imbarazzanti.
La differenza è solo che io ho sintetizzato il racconto elencando una sequenza di fatti e non descrivendo come hai fatto tu le sensazioni associate.
La prima volta che sono uscita con una amica al centro commerciale, lei , entrando nei negozi , si districava con noscialance tra i capi d'abbigliamento, io ero pietrificata. Finché camminavo al di fuori dei negozi , ero in fuga, andavo via da qualsiasi punto statico in cui potevo essere un bersaglio facile per il cecchino immaginario. Ma appena ero ferma , in un negozio, si fermava il tempo.
Ansia e paura, vergogna, volglia di camminare velocemente via di là.
La presenza della mia amica mi ha dato coraggio, poi lei ha capito e ci siamo indirizzate verso il bar. Sedute al tavolino abbiamo ricreato un microcosmo protetto, sempre immaginario.
Sono uscita più volte, ma ogni volta ho provato la stessa sensazione sull'uscio di casa . La sensazione che provo io è quella del TUFFO.
Sto su uno sperone di roccia, sotto , a pochi metri , c'è il mare, blu, pulito, probabilmente in Sicilia. Devo saltare , ho paura, timore, ansia, voglia di lasciar perdere. Poi chiudo il cervello e salto.
È un attimo, la caduta dura pochissimo, ma la sensazione non è piacevole, è una transizione, sto lasciando un mondo per entrare in un altro.
E poi entro nell'acqua, il tuffo è finito, riemergo, galleggio, sono felice, esaltata, e anche rinfrescata.
Ecco, volevo solo dire che non sono immune alla paura, alla vergogna e a tutte le sensazioni che hai ben descritto, solamente non ho fatto un resoconto dettagliato come il tuo, e mi sono limitata a descrivere i fatti.
Ho solo un vantaggio che viene in mio soccorso: amando le vacanze al mare , quello vero, scomodo, roccia e acqua, sono abituata a tuffarmi
Ho riletto bene tutta la tua discussione , hai espresso con le parole le sensazioni in maniera molto precisa.
Mi riallaccio al tuo commento sulla discussione " nasconderia " dove mi hai definita coraggiosa, perché ho affrontato già dall'prime uscite delle situazioni altamente imbarazzanti.
La differenza è solo che io ho sintetizzato il racconto elencando una sequenza di fatti e non descrivendo come hai fatto tu le sensazioni associate.
La prima volta che sono uscita con una amica al centro commerciale, lei , entrando nei negozi , si districava con noscialance tra i capi d'abbigliamento, io ero pietrificata. Finché camminavo al di fuori dei negozi , ero in fuga, andavo via da qualsiasi punto statico in cui potevo essere un bersaglio facile per il cecchino immaginario. Ma appena ero ferma , in un negozio, si fermava il tempo.
Ansia e paura, vergogna, volglia di camminare velocemente via di là.
La presenza della mia amica mi ha dato coraggio, poi lei ha capito e ci siamo indirizzate verso il bar. Sedute al tavolino abbiamo ricreato un microcosmo protetto, sempre immaginario.
Sono uscita più volte, ma ogni volta ho provato la stessa sensazione sull'uscio di casa . La sensazione che provo io è quella del TUFFO.
Sto su uno sperone di roccia, sotto , a pochi metri , c'è il mare, blu, pulito, probabilmente in Sicilia. Devo saltare , ho paura, timore, ansia, voglia di lasciar perdere. Poi chiudo il cervello e salto.
È un attimo, la caduta dura pochissimo, ma la sensazione non è piacevole, è una transizione, sto lasciando un mondo per entrare in un altro.
E poi entro nell'acqua, il tuffo è finito, riemergo, galleggio, sono felice, esaltata, e anche rinfrescata.
Ecco, volevo solo dire che non sono immune alla paura, alla vergogna e a tutte le sensazioni che hai ben descritto, solamente non ho fatto un resoconto dettagliato come il tuo, e mi sono limitata a descrivere i fatti.
Ho solo un vantaggio che viene in mio soccorso: amando le vacanze al mare , quello vero, scomodo, roccia e acqua, sono abituata a tuffarmi
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Re: Tre giorni al limite
Bella l'immagine del tuffo, non ti nascondo che a un certo punto è venuta in mente anche a me.
Pensavo giusto ieri a quei pochi uomini che sono stati sulla luna, e immaginavo che avranno passato il resto della loro vita a confrontarsi con un ricordo sempre più sbiadito, fino forse a sviluppare addirittura una certa incredulità: ci sarò andato per davvero? Come sarà stato possibile? Ecco, a me capita quando nei giorni successivi a un'uscita penso al tempo passato in giro en femme, e spesso mi riesce difficile capacitarmi che sia successo realmente, che fossi io quella persona, da qui l'urgenza di ripetere per sincerarmi che sì, ero io, e che questa cosa è possibile, questa cosa funziona!
Comprendo la tua necessità di muoverti continuamente: durante le primissime uscite i momenti peggiori li vivevo in coda alle casse dei negozi, perché ero costretta a rimanere nello stesso posto e immaginavo che tutti avrebbero guardato me.
Adesso che ho superato le venti uscite (le conto, come fanno spesso le principianti) se non ci sono motivi di apprensione relativi al contesto in cui mi trovo mi sento sempre a mio agio, e mi sono ormai convinta che presento un'immagine credibile e che quei pochi sguardi che arrivano non necessariamente sono dovuti a qualche dubbio sul mio genere, ma più spesso all'altezza, al biondo dei capelli o, perché no, al fatto che qualcuno potrebbe trovarmi carina.
Certo è meglio non farsi troppe illusioni, ma tutto sommato per ora non mi posso lamentare. C'è ancora qualche riflesso che condiziona il mio modo di muovermi, ad esempio a volte nei negozi evito di dirigermi verso le zone più affollate, ma ci sto lavorando e col tempo credo che mi comporterò in modo via via più disinvolto.
Come ti ho già scritto ti considero molto coraggiosa e ti immagino anche determinata: sono sicura che troverai il modo per uscire tranquillamente, è solo questione di tempo.
Pensavo giusto ieri a quei pochi uomini che sono stati sulla luna, e immaginavo che avranno passato il resto della loro vita a confrontarsi con un ricordo sempre più sbiadito, fino forse a sviluppare addirittura una certa incredulità: ci sarò andato per davvero? Come sarà stato possibile? Ecco, a me capita quando nei giorni successivi a un'uscita penso al tempo passato in giro en femme, e spesso mi riesce difficile capacitarmi che sia successo realmente, che fossi io quella persona, da qui l'urgenza di ripetere per sincerarmi che sì, ero io, e che questa cosa è possibile, questa cosa funziona!
Comprendo la tua necessità di muoverti continuamente: durante le primissime uscite i momenti peggiori li vivevo in coda alle casse dei negozi, perché ero costretta a rimanere nello stesso posto e immaginavo che tutti avrebbero guardato me.
Adesso che ho superato le venti uscite (le conto, come fanno spesso le principianti) se non ci sono motivi di apprensione relativi al contesto in cui mi trovo mi sento sempre a mio agio, e mi sono ormai convinta che presento un'immagine credibile e che quei pochi sguardi che arrivano non necessariamente sono dovuti a qualche dubbio sul mio genere, ma più spesso all'altezza, al biondo dei capelli o, perché no, al fatto che qualcuno potrebbe trovarmi carina.
Certo è meglio non farsi troppe illusioni, ma tutto sommato per ora non mi posso lamentare. C'è ancora qualche riflesso che condiziona il mio modo di muovermi, ad esempio a volte nei negozi evito di dirigermi verso le zone più affollate, ma ci sto lavorando e col tempo credo che mi comporterò in modo via via più disinvolto.
Come ti ho già scritto ti considero molto coraggiosa e ti immagino anche determinata: sono sicura che troverai il modo per uscire tranquillamente, è solo questione di tempo.
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"La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia." (E. Flaiano)
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